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Blitz a Corleone
I nomi degli arrestati

Operazione antimafia a Corleone, scongiurato omicidio

I carabinieri del Gruppo di Monreale, con l'aiuto di unita' cinofile per la ricerca di armi e di un elicottero, stanno eseguendo un'operazione antimafia tra i comuni di Corleone, Chiusa Sclafani e Contessa Entellina, nel palermitano. L'inchiesta, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, ha svelato i nuovi assetti di Cosa nostra nel mandamento dei boss Riina e Provenzano. Le attività di indagine avrebbero scongiurato un omicidio già pianificato.

Ecco i nomi degli arrestati nell'operazione "Grande passo 3" condotta a Corleone dai carabinieri: Rosario Lo Bue, 62 anni, di Corleone; Vincenzo Pellitteri, di Chiusa Sclafani, 63 anni; Roberto Pellitteri, di Chiusa Sclafani, 25 anni; Salvatore Pellitteri, di Palazzo Adriano, 23 anni; Salvatore Pellitteri, 39 anni, di Corleone; Pietro Pollichino, 74 anni, di Contessa Entellina. 

Tra gli arrestati dai carabinieri del Gruppo di Monreale, che hanno azzerato i vertici del mandamento di Corleone, c'è anche Rosario Lo Bue, capomafia già finito in carcere nel 2008, ma poi assolto e liberato, fratello di uno dei fiancheggiatori dell'ultima fase della latitanza del boss Bernardo Provenzano. La Cassazione dichiarò nullo il decreto che aveva autorizzato le intercettazioni a suo carico. L'indagine ha svelato anche il progetto di un omicidio imminente: alcune persone si sarebbero rivolte a Cosa nostra per risolvere problemi legati alla riscossione di una grossa eredità. L'inchiesta, che è una prosecuzione di due blitz dell'Arma sulle "famiglie" di Corleone e Palazzo Adriano, è stata coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e dall'aggiunto Leonardo Agueci. A carico dei sei fermati le accuse sono di danneggiamento, illecita detenzione di armi e associazione mafiosa. Lo Bue, capo carismatico e autorevole, porta avanti una linea d'azione prudente, sulla strada indicata dal boss Bernardo Provenzano. Proprio questo suo modo di condurre le attività del mandamento avrebbe creato non poche fibrillazioni all'interno della famiglia mafiosa di Corleone. Dall'indagine emerge come un altro esponente mafioso, Antonino Di Marco, arrestato nel 2014, da sempre ritenuto vicino alle posizioni dall'altro storico boss corleonese Salvatore Riina, si sia più volte lamentato del modo di gestire gli affari di Lo Bue. Le attività hanno, dunque, ribadito che ancora oggi sussistono in Cosa nostra due anime: una moderata che fa riferimento e l'altra più oltranzista fedele a Riina. Dall'indagine è emerso che la mafia disponeva di un piccolo arsenale di armi nascoste.(A.A.)

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