Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Inviava minacce terroristiche ma era vendetta amorosa

Sala operativa Questura Ragusa

Inviava messaggi contenenti minacce di attentati terroristici, facendole transitare attraverso altri computer in modo da rendere difficile sua identificazione. Ma non si trattava di terrorismo. Era la pesante reazione alla conclusione di un rapporto amoroso con una minorenne. L’uomo, che risiede in provincia di Modena, è stato identificato al termine di una complessa attività di indagine condotta Digos della Questura di Ragusa e dalla Polizia Postale di Ragusa. E' stato denunciato per procurato allarme e minacce. Destinatari dei suoi messaggi e delle telefonate inneggianti allo stato islamico con minacce di imminenti attacchi terroristici, sono stati la Questura di Ragusa, alcuni istituti scolastici di Modica, due ospedali di Palermo ed una sala convegni di Rimini. Gli investigatori della Polizia di Stato, coordinati dalla Procura di Ragusa, hanno appurato che sia le connessioni utilizzate per inviare i messaggi alle scuole di Modica che le telefonate effettuate per mettere in atto i procurati allarmi in Questura, nel sito di Rimini e nei presidi sanitari di Palermo, erano state effettuate con sofisticati sistemi che alteravano l’identità del reale mittente. Le indagini tecniche, anche di carattere informatico, hanno fatto emergere che l’autore fosse stato spinto dalla volontà di ritorsione nei confronti di alcuni soggetti ritenuti responsabili della fine del rapporto sentimentale intrapreso con un’adolescente della provincia di Ragusa, legame nato e sviluppatosi anche su vari social network e di fatto finito dopo tre anni. In tale lasso temporale, la minore aveva dovuto subire richieste sempre più insistenti di fornire immagini autoprodotte, dove appariva talvolta anche in abiti succinti. Quando la ragazzina non è stata più disposta a continuare, interrompeva bruscamente la relazione “virtuale” con l’uomo che la minacciava di diffondere le foto: in tale frangente, il ragazzo modenese riusciva a farsi dare dalla vittima anche i numeri di telefono di alcuni suoi contatti facebook, i medesimi cui egli attribuiva la fine del suo rapporto amoroso con la giovane. Queste utenze venivano utilizzate dal giovane emiliano per celare la propria identità, mediante l’utilizzo di sofisticati sistemi informatici, nel momento in cui lanciava gli allarmi terroristici. Il movente: una ripicca alla base dei comportamenti criminosi posti in essere per vendicarsi e far ricadere su altri le responsabilità dei fatti. All’interno dell’abitazione del giovane modenese sono stati trovati una copia di un articolo di stampa di un quotidiano locale relativo alla denuncia di un soggetto per aver inneggiato alla jihad,  varie armi giocattolo, un coltello ad apertura a farfalla, un Taser. E' stato, inoltre, appurato che l’uomo era anche gestore di svariati profili Facebook contenenti numerose immagini di soggetti armati, sui quali è stata avviata una nuova attività investigativa.

Caricamento commenti

Commenta la notizia