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La Sicilia prova a fare
a meno dei ballottaggi

Approvata dalla commissione Affari istituzionali dell’Ars la norma che abolisce i ballottaggi nei comuni con più di 15 mila abitanti, più nota come norma antigrillini. Con la ratifica, più che probabile, di Sala d’Ercole, non ci sarà più un secondo turno per stabilire fra i due candidati più votati chi dovrà essere proclamato sindaco. Dei dieci deputati partecipanti alla votazione, hanno votato contro i soli due del Movimento Cinquestelle, a favore gli altri otto.

Il sistema dei ballottaggi era stato istituito in Sicilia con la legge 7 del ’92, quella per l’elezione diretta dei sindaci, voluta dall’allora presidente della Regione Giuseppe Campione, estesa, poco dopo a tutta Italia, che fece da battistrada per il passaggio dalla prima alla seconda Repubblica. Col nuovo sistema, fatti salvi piuttosto improbabili correzioni dell’ultima ora, sarà proclamato sindaco il candidato che avrà ottenuto più voti, anche se si tratta del 20 o del 15 per cento.

Nel nuovo testo viene confermata la doppia preferenza di genere e reintrodotto il cosiddetto “traino” per cui vanno al candidato sindaco tutti i voti espressi in favore dei partiti della coalizione che lo sostiene. Inoltre il mandato può essere confermato anche per le due legislature successive. Fra i deputati della commissione non ha partecipato alla votazione il vice capogruppo del Pd Giovanni Panepinto, per il quale con la nuova normativa «rischiamo di avere elezioni con una folla di candidati a sindaco che rischiano di essere eletti con un pugno di voti». Per il capogruppo di Sicilia Democratica Giambattista Coltraro è addirittura «un attentato alla democrazia». Ben diversa l’opinione del coordinatore regionale di Forza Italia Gianfranco Micciché, i cui rappresentanti in commissione hanno proposto la norma approvata.  «L’eliminazione dei ballottaggi in Sicilia – ha dichiarato – è atto di vera rivoluzione democratica. Oggi ha vinto la politica e la politica ha fatto vincere la democrazia» Per Micciché, «i ballottaggi, mutati ormai gli scenari del Paese, creavano un vulnus di rappresentanza, per cui a vincere non era mai il progetto politico voluto dalla gente, ma il sindaco meno peggio, come ampiamente dimostrato dalle ultime amministrative. Per la prima volta si annullano i ballottaggi, ancora una volta la Sicilia è laboratorio di buona politica».

Della medesima opinione il vicecapogruppo di Forza Italia Vincenzo Figuccia, secondo cui, «il ballottaggio è da abolire perché darebbe man forte solo all'antipolitica ed a coloro che non hanno alcuna preparazione per affrontare l'esperienza di governo».

Non sono citati direttamente, ma è più che evidente il riferimento ai Cinquestelle che laddove era presenti e sono arrivati al ballottaggio hanno poi stravinto. E il capogruppo di Forza Italia, Marco Falcone, non ha escluso in aula «ulteriori modifiche migliorative». In ogni caso, ha commentato la capogruppo del Pd Alice Anselmo, «il ddl approvato in commissione è un punto di partenza: la posizione del Pd è nota, in questo momento era importante superare la fase di stallo e arrivare in aula, dove sarà possibile migliorare il testo». Il vero “punto di forza” della nuova norma, peraltro, è il ripristino del cosiddetto “voto di trascinamento”, per cui anche se il candidato sindaco non godesse del sostegno dell’elettorato, quello che conta è il voto ottenuto dalla coalizione che lo sostiene. Tanto che, secondo il segretario regionale del Pd Fausto Raciti potrebbe essere reintrodotto il ballottaggio a una condizione: «soglia dei ballottaggi al 40 per cento, doppia preferenza di genere, eliminazione del voto confermativo. La nostra proposta sulla riforma elettorale – ha precisato – era e rimane questa. Se, su questa base, sarà possibile raggiungere un’intesa ampia che eviti scivoloni d’aula, il Pd farà la propria parte fino in fondo. Viceversa, altre versioni della legge non troveranno il nostro sostegno».

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