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Il “sacco” di Fiumedinisi,
chiesti 5 anni per De Luca

Il “sacco” di Fiumedinisi, chiesti 5 anni per De Luca

È stata chiesta ieri mattina la condanna a 5 anni di reclusione per Cateno De Luca, ex deputato regionale e attuale sindaco di Santa Teresa Riva, nel processo per la speculazione edilizia a Fiumedinisi, il centro ionico di cui De Luca in passato è stato primo cittadino. Abuso d’ufficio e tentata concussione sono le accuse contestate a vario titolo all’ex primo cittadino del centro ionico.

Ieri mattina davanti ai giudici della seconda sezione penale presieduta da Mario Samperi è stato il sostituto procuratore della Dda Liliana Todaro, con accanto il procuratore facente funzioni Vincenzo Barbaro, a formulare le richieste della Procura nel corso della requisitoria, che è stata depositata anche in forma scritta, 35 pagine in cui si ricostruisce l’intera vicenda.

L’inchiesta riguardava il cosiddetto “Contratto di Quartiere II”, ovvero un programma di riqualificazione urbanistica a Fiumedinisi ed in particolare la realizzazione anche di un albergo con centro benessere e villette.

Oltre a De Luca sono coinvolti nel procedimento il fratello Tindaro (detto Gino), il funzionario del Comune di Fiumedinisi Pietro D’Anna, il presidente della Commissione edilizia Benedetto Parisi, Giuseppe Bertino (componente della giunta municipale di Fiumedinisi), Renzo Briguglio (membro della Commissione edilizia comunale), Angelo Caminiti (anch’egli componente della Commissione), Antonino Cascio (rappresentante della giunta comunale), Natale Gregorio Coppolino (responsabile del “Contratto di quartiere II”), Paolo Crocé (componente della giunta comunale), Carmelo Crocetta (giunta comunale), Roberto Favosi (Commissione edilizia), Giuseppe Giardina (responsabile del procedimento amministrativo per la realizzazione delle opere di consolidamento), Fabio Nicita (membro della Commissione edilizia), Francesco Carmelo Oliva (Commissione edilizia), Salvatore Piccolo (giunta comunale), Grazia Rasconà (vicesindaco di Fiumedinisi), Carmelo Satta (sindaco di Alì che sarebbe coinvolto come “privato determinatore”, in quanto presidente del Cda della Fenapi, la struttura d'assistenza creata dall'on. Cateno De Luca).

Ieri mattina quindi i pubblici ministeri Vincenzo Barbaro e Liliana Todaro, oltre alla pena di 5 anni per l’ex parlamentare regionale di “Sicilia Vera”, hanno chiesto anche la condanna a 4 anni per Tindaro De Luca, fratello di Cateno, e 2 anni per Pietro D’Anna, funzionario comunale. Sollecitata la condanna anche per altri otto tra ex componenti della Giunta e responsabili del procedimento, in particolare per Gregorio Natale Coppolino chiesto un anno e 7 mesi, per Grazia Rasconà un anno e 4 mesi, per Giuseppe Bertino, Salvatore Piccolo, Antonino Cascio, Carmelo Crocetta e Giuseppe Giardina chiesti un anno e due mesi.

I pubblici ministeri hanno inoltre chiesto l’assoluzione, con la formula «per non aver commesso il fatto», per Benedetto Parisi, presidente della Commissione edilizia, e la dichiarazione di prescrizione dei reati per i componenti della medesima commissione.

Dopo il lungo intervento della Procura ieri si sono registrati anche quelli delle parti civili, rappresentate dagli avvocati Aurora Notarianni per il WWF, Manuela Mancuso per il Comune di Fiumedinisi, e poi da Rosario Trimarchi, Alessandro Pruiti e Salvatore Carroccio, per alcuni privati. Quindi è iniziato il ciclo delle arringhe difensive, con gli avvocati Giovanni Calamoneri e Pietro Brguglio, ma altri difensori, tra cui gli avvocati Massimo Brigandì e Angelo Lo Turco, hanno depositato memorie scritte a sostegno dei loro futuri intervento. Si riprende il 7 dicembre, e probabilmente quel giorno sarà sentenza. (r.m.)

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