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Muore durante la traversata, i figli la vegliano

Un selfie inchioda lo scafista

Pozzallo - Questo viaggio i bambini di 6 e 8 anni non lo dimenticheranno mai. Hanno visto spirare la loro madre mentre si trovavano sulla piccola barca che, dalla Libia, li stava portando verso la Sicilia. La donna, una trentenne del Mali, non ce l'ha fatta a superare il viaggio. I due bambini le sono stati sempre accanto, pregando e sperando, ma per la madre non c'è stato nulla da fare. I soccorsi sono arrivati quando la donna era ormai morta. Il corpo senza vita della donna è stato trasferito all'obitorio, mentre le forze di polizia hanno avviato le ricerche di eventuali parenti in tutta l'Europa.

Al termine del viaggio, nel porto di Pozzallo, le forze di Polizia hanno arrestato il presunto scafista. È stato il selfie di un migrante a smascherare ed inchiodare il timoniere della piccola imbarcazione che stava trasportando verso le coste siciliane 32 migranti (27 uomini, 3 donne e 2 bambini). A soccorrere l'imbarcazione, che non riusciva più a far funzionare il motore è stata l'unità della Guardia di Finanza "Barletta". Per questioni sanitarie, 4 donne, 1 uomo e 2 bambini sono stati subito portati a Lampedusa, dove sono stati ricoverati; gli altri 25, invece, sono stati trasferiti a Pozzallo, dove sono stati ospitati nell'hotspot attiguo al porto.

Durante le indagini, il personale delle forze dell'ordine ha scoperto che uno dei migranti aveva scattato un selfie sulla piccola imbarcazione e che il fotogramma immortalava lo scafista. È stato il passaggio decisivo per identificare l'uomo, visto che nessuno aveva intenzione di collaborare perché tutti temevano per la propria incolumità, essendo in pochi sull'imbarcazione. Con quella prova in mano, c'è voluto poco a identificare l'uomo immortalato. Si tratta di Ben Ammar Msarra, 40 anni. È stato, quindi, bloccato e trasferito nel carcere di Ragusa con l'accusa di aver favorito l'immigrazione clandestina in Italia.

Le sorprese di questo sbarco, però, non erano ancora finite. Durante la fase d'identificazione dei migranti, attraverso le impronte digitali, è stato scoperto che un migrante, anch'egli tunisino, non era la prima volta che veniva in Italia. Chebani Hedi, queste le sue generalità, era stato più volte arrestato in Italia per spaccio di droga. L'uomo era stato arrestato l’ultima volta a Bolzano nel 2007 e condannato. Ma, durante l'attesa del giudizio definitivo, si era allontanato dall’Italia facendo perdere le proprie tracce. Adesso stava cercando di rientrare clandestinamente. Appurato che era stato condannato a sette mesi di reclusione, il tunisino è stato arrestato e trasferito nel carcere di Ragusa per espiare la condanna. Al termine verrà espulso e condotto in Tunisia, così come previsto dall’ordine di espulsione del questore di Bolzano.

I bambini non accompagnati presenti sul natante, compresi i due figli della donna arrivata cadavere in porto, sono stati affidati dalla sezione minori della Questura iblea ad una comunità della provincia, indicata dalla Prefettura.

Nel 2016 sono 167 gli scafisti fermati in provincia di Ragusa. Lo scorso anno ne sono stati arrestati 150.

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