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"Stoccaggio" di migranti come schiavi, sei arresti

Danneggiano albergo che li ospita, 4 migranti arrestati

I migranti, soprattutto donne e tante volte minori, come merce. In un mercato di essere umani ad alto tasso di violenza e concorrenzialita'. L'indagine, culminata nell'operazione "Broken chains", con il fermo di sei nigeriani tra i 25 e 38 anni, tra cui una giovane mamma di 29, e la conseguente attivita' tecnica, hanno documentato le estenuanti trattative finalizzate a non far innalzare i costi dei trasferimenti e a non dilatare la permanenza in Libia; un affare quella della gestione dei migranti in terra libica, caratterizzato dall'esistenza di numerosi soggetti capaci di offrire la stessa prestazione a prezzi diversi. Sullo sfondo le storie drammatiche di coloro che sono in attesa di imbarco trattati come schiavi in vendita: numerose - spiega la Squadra mobile di Ragusa, in azione insieme al Servizio centrale operativo e con la collaborazione dei colleghi di Padova, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Catania - le conversazioni registrate tra trafficanti libici e sodali in Italia nel corso delle quali i primi minacciavano di vendere le giovanissime ragazze in attesa di imbarco dove non fossero state soddisfatte le richieste di denaro. Le conversazioni registrate hanno permesso di comprendere come il territorio di Tripoli e zone circostanti rappresenti, in questo momento, una zona di "maxi stoccaggio" dove i migranti vengono ammassati in attesa che la trattativa sul prezzo si perfezioni e giunga il pagamento richiesto, subendo nell'attesa ogni genere di vessazione, dal mancato sostentamento alle percosse sino alle violenze sessuali. Il gruppo criminale aveva la sede operativa a Padova, dove alcuni degli indagati si dedicavano anche al traffico di stupefacenti, destinando i ricavi a nuovi investimenti nella tratta di esseri umani. I reati contestati sono di associazione per delinquere finalizzata alla tratta di persone anche minorenni e in materia di stupefacenti, connessi al traffico di esseri umani. Il Gip di Padova ha convalidato i fermi e disposto la custodia in carcere, con l'eccezione della giovane madre. L'indagine e' partita a giugno 2016 a seguito delle dichiarazioni rese da una nigeriana minorenne, giunta a Pozzallo il mese prima, al termine di un estenuante e pericoloso viaggio iniziato in Nigeria che l'aveva portata ad attraversare l'Africa settentrionale. Affidata di volta in volta a connection men e a uomini armati, esposta al rischio di violenze sempre crescenti, aveva deciso di raggiungere l'Italia allettata dalla falsa promessa di un lavoro legale i cui guadagni avrebbero aiutato la famiglia di origine: giunta sul territorio nazionale era stata collocata in una struttura protetta dove e' stata tuttavia rintracciata dal connazionale che le aveva organizzato il viaggio e l'attendeva in Italia. La minore, avendo compreso che l'unico destino che l'aspettava era la strada, ha presto deciso di raccontare la propria storia. Le risultanze investigative hanno fatto emergere una articolata organizzazione criminale composta da nigeriani operanti in Italia, da connazionali attivi nel paese d'origine, nonche' da soggetti di diversa nazionalita' operanti in Libia nel business delle partenze dalle coste e delle connection house, un gruppo estremamente dinamico nella gestione del traffico di esseri umani e dell'immigrazione clandestina, spesso di giovani donne (queste ultime destinate al mercato della prostituzione) e di minori. (AGI)

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