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Appalti della Fiera di Milano in mano alla mafia: prime condanne

Appalti della Fiera di Milano in mano alla mafia: prime condanne

MILANO

Con il suo consorzio Dominus nel giro di due anni, tra il 2013 e il 2015, si sarebbe accaparrato oltre 18 milioni di euro di lavori in Fiera Milano e con un “sistema» di società «cartiere», produttrici di fatture false, avrebbe creato «fondi neri» finiti in parte anche nelle tasche di esponenti di Cosa Nostra. Oggi per Giuseppe Nastasi, ritenuto vicino al superlatitante Matteo Messina Denaro, è arrivata una condanna pesante a 8 anni e 10 mesi di carcere nel processo con rito abbreviato sul caso delle presunte infiltrazione mafiose nella società fieristica. Una vicenda che, tra l’altro, ha portato nei mesi scorsi prima al commissariamento da parte della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano di Nolostand, controllata di Fiera Milano spa, e poi anche all’amministrazione giudiziaria del settore allestimento stand della stessa Fiera. Commissariamento che è stato poi ampliato, sempre su decisione dei giudici una settimana fa, ad altri settori del gruppo.

Ieri il gup di Milano Alessandra Dal Corvo, oltre a quella di Nastasi, ha emesso anche altre 8 condanne, ha ratificato un patteggiamento e ha riconosciuto a Fiera Milano e Nolostand, rappresentate dal legale Enrico Giarda, e al Comune di Milano, rappresentato dall’avvocato Maria Rosa Sala, risarcimenti come parti civili da quantificare in relazione al reato principale di associazione per delinquere aggravata dalla finalità mafiosa. Soddisfatto il sindaco di Milano Giuseppe Sala, che parlato di sentenza «storica».

Il consorzio Dominus, amministrato di fatto da Nastasi, stando all’inchiesta del pm Paolo Storari e del Gico della Gdf, attraverso Nolostand avrebbe portato a casa anche lavori per alcuni padiglioni dell’Expo. Nella scorsa udienza, tra l’altro, prima di chiedere 9 anni per Nastasi, che sarebbe legato alla «famiglia mafiosa degli Accardo di Partanna», il pm aveva depositato alcuni atti per dimostrare come lui e il suo ex “braccio destro” Liborio Pace avrebbero avuto un atteggiamento da «intranei» all’entourage del “capo dei capi” Messina Denaro.

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