Le note di “People have the power” di Patti Smith. Tutt’altro che casuali. «La gente ha il potere». I riflettori tutti su di lui, una passerella tutta per lui. Che si presenta a piedi nudi e con l’immancabile t-shirt “Free Tibet”. Nei tre minuti che gli sono stati concessi ieri in prima serata su Raidue da Nemo – trasmissione condotta dall’ex Iena Enrico Lucci e da Valentina Petrini – c’è tutto il Renato Accorinti personaggio frutto del Renato Accorinti sindaco. Il Renato Accorinti “icona”, che viene presentato alla platea Rai come «il sindaco alieno», che recita a memoria un copione ormai collaudato. Il copione dei 40 anni di battaglie, de «la mia casa è il mondo». Di colui che dal basso ha sconfitto partiti, «massonerie, mafie, poteri forti». Il pacifista «anarchico» per cui «le istituzioni sono sacre». E che tira fuori gli abituali fiori all’occhiello, gli autobus moltiplicati. «la casa per i senzatetto, la biblioteca per i bambini». E che si autodefinisce, citando come fatto decine di volte Gaber, «concreto come un sognatore». Finiti i tre minuti – mamma Rai riesce nel miracolo di farlo stare nei tempi – lui raccoglie gli applausi, se ne nutre e va via, a piedi nudi come era arrivato, come era entrato a Palazzo Zanca nel giugno del 2013.
Dopo quasi quattro anni, il personaggio Accorinti tira ancora. Mercoledì su La7, dove ormai è di casa. Giovedì in prime time su Raidue. Il tutto mentre, c’è da giurarci, il Trischitta di turno già freme per visionare scontrini e fatture di questo viaggio a Roma tra una comparsata televisiva e l’altra. Il personaggio Accorinti tira perché, appunto, considerato “alieno” rispetto a ciò di cui invece si è soliti raccontare a proposito di sindaci e politici vari. E lui, Accorinti, quel suo personaggio sembra amarlo alla follia. Ci si ritrova alla grande, domina il palco e gestisce le luci dei riflettori come il più scafato degli showman.
Mentre lui era al trucco in camerino, la sua Giunta si riuniva a Palazzo Zanca per il “debutto” del neo assessore al bilancio Vincenzo Cuzzola. Uno che, con la vecchia politica terrena e tutt’altro che aliena, ci ha a che fare da sempre. Ecco perché la serata di ieri è la sintesi di tre anni e mezzo di mandato. Accorinti in tv, a portare avanti un’immagine rivoluzionaria che non deve necessariamente coincidere con ciò che avviene realmente in città, tra verità (più autobus in città) e narrazioni (la biblioteca per i bambini fa a pugni con la mensa scolastica ancora ferma). E i suoi assessori in una stanza di Palazzo Zanca, lontano da telecamere e flash, intenta a produrre atti. Il lecito dubbio è se il gradimento più ambito sia quello dei cittadini o lo share televisivo. Nel secondo “spacca”, e i continui inviti lo testimoniano. Il primo vacilla da un pezzo. E i copioni recitati a memoria rischiano di non bastare, per evitare che il cittadino-elettore decida di cambiare canale.
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