Passano gli anni, passano le campagne elettorali, ma c’è un argomento che prima o poi finisce al centro di una qualsivoglia campagna elettorale in Sicilia: il Ponte sullo Stretto. Un leit motiv che non stupirebbe, se non fosse che a tirar fuori il Ponte, stavolta – e per la prima volta – è colui che corre per la presidenza della Regione nelle file del centrosinistra.
Le parole di Micari
Dopo l’ex presidente del Senato Renato Schifani, infatti, ieri ad aprire all’eterna ipotesi Ponte è stato Fabrizio Micari: «La Sicilia – ha detto ad na trasmissione televisiva di Trapani – è una piattaforma logistica naturale del Mediterraneo e ha bisogno di un approccio integrato con una nuova rete delle infrastrutture, soprattutto per il trasporto delle merci: in questa logica penso ad un potenziamento dei porti e ad un sistema ferroviario veloce. Ma le merci non possono certo fermarsi a Messina: il corridoio che porta in Europa passa attraverso la realizzazione del ponte che in quest’ottica diventa un’opera fondamentale e strategica».
Fava: «Tre autogol»
L’uscita di Micari ha fornito un assist troppo “succulento” al candidato della sinistra, Claudio Fava. Che c’ha messo pochissimo per aprire un nuovo fronte di scontro: «Micari fa tre autogol: da candidato, da rettore e da ingegnere. Da ingegnere perché Micari dovrebbe sapere l’infinita precarietà di questo progetto. Da rettore perché sa quanti studi ci sono stati nel tempo che hanno confermato l’insostenibilità economica dell’opera e da candidato. Perché dovrebbe conoscere i dati sulla velocità media dei treni in Sicilia. Ma lui sembra rimasto agli anni Sessanta».
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