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Ex Province, la Consulta boccia l’elezione diretta

Ex Province, la Consulta boccia l’elezione diretta

La Corte Costituzionale (presidente Giorgio Lattanzi, relatore Mario Rosario Morelli) ha dichiarato illegittima la legge sull’elezione diretta dei presidenti dei liberi consorzi comunali e dei consiglieri. Quindi questi enti saranno di secondo livello come nel resto d’Italia in forza della legge Delrio, ovvero i rappresentanti degli organi saranno componenti degli altri enti che fanno parte dell’ex provincia.

La legge sull’elezione diretta del presidente e dei consiglieri provinciali era stata varata lo scorso mese di agosto dall’Ars e venne impugnata dal governo Gentiloni perché in contrasto con la legge Delrio. Nella sentenza la Consulta ha ribadito che «la legislazione elettorale, organi di governo e funzioni fondamentali di Comuni, Province e Città metropolitane rientra nella competenza esclusiva statale».

Secondo il presidente dell’Anci Sicilia, Leoluca Orlando «anche le ex province siciliane, dopo tante incertezze normative, vengono ricondotte al quadro fissato dalla legislazione nazionale»,

«La sentenza della Suprema Corte Costituzionale – continua Orlando – fa finalmente chiarezza dopo 5 anni di delirante stato di confusione legislativa ed amministrativa che ha messo in ginocchio gli enti di area vasta, prodotto un proliferarsi di commissari regionali, bloccato la erogazione di servizi e la realizzazione di interventi in tutta la Sicilia. Adesso è necessario preservare un assetto ordinamentale e finanziario stabile che faccia superare questi sei anni di prolungata incertezza e commissariamenti e che faccia uscire da quella che più volte abbiamo definito “stato di calamità istituzionale”».

La sentenza spiazza Nello Musumeci, favorevole all’elezione diretta: «Sono sorpreso dalla decisione della Consulta, in un momento in cui la gente si allontana dalle istituzioni, l’elezione diretta rappresenta un primo coinvolgimento del cittadino elettore». E aggiunge: «Andremo a votare presto, anche se con questo metodo irragionevole, riunirò al giunta per capire quale sia la data migliore e se serve modificare la norma vigente. Si voterà senza i cittadini, sembra strano, ma una guida bisogna pur darla alle nuove province». Ma Musumeci va oltre: «La sentenza della Corte costituzionale suona ad offesa della dignità del popolo siciliano e della sua plurisecolare vocazione autonomistica. L'avere di fatto cancellato, con un colpo di spugna, l'articolo 15 del nostro Statuto che riserva alla «legislazione esclusiva della Regione la materia di organizzazione e controllo degli enti locali» denuncia il malcelato e progressivo tentativo romano di smantellare l'Istituto autonomistico. Con questa sentenza si espropria ai cittadini il diritto di scegliere chi dovrà governare le ex Province». Il governatore non si rassegna: «A questo punto noi siciliani siamo chiamati a prendere una decisione non più rinviabile: o rinunciamo definitivamente alla nostra Autonomia, o ricorriamo alla magistratura sovranazionale nell'ultimo tentativo di difendere la nostra stessa identità. Per questo, ho concordato col presidente del Parlamento siciliano la convocazione di un'apposita seduta d'Aula per raccogliere la condivisione di tutti i deputati».

Critiche le opposizioni. A partire da Cinquestelle: «L’ambizione politica dell’allora deputato Nello Musumeci e ora presidente della Regione Siciliana di tornare a elargire poltrone e indennità per le province, è naufragata miseramente. La riforma medievale da lui avallata, è andata a schiantarsi contro il muro della costituzionalità. Morale i siciliani hanno perso tempo e soldi. Per fare funzionare le ex province e gli importanti servizi che queste gestivano, bisognava mettervi dentro le risorse, non le poltrone».

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