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Tutti i colori della Sicilia per una detective “speciale”

Palermo, lo scirocco e un crimine efferato che scatena un circo mediatico. “Conosci l’estate?” (pubblicato da Sellerio, pp.280 €14), il romanzo d’esordio di Simona Tanzini, ruota attorno a questi tre ingredienti principali e non solo. L’autrice è una giornalista romana che per quattro anni ha vissuto nel capoluogo siciliano, al punto che la città e la sua mentalità sono attentamente analizzati dalla protagonista, Viola, una giornalista televisiva che si ritrova involontariamente invischiata in un’indagine sulla morte di una ventenne.

Viola da un anno è a Palermo, prende le misure con i colori della città e in un universo narrativo pieno zeppo di personaggi che indagano, Simona Tanzini (che oggi sarà a Messina, presentando il libro alla libreria La Gilda dei Narratori, alle ore 18.30) ha scelto di renderla unica attraverso la sinestesia cromatica, ovvero la capacità di associare un colore specifico non solo ai suoni ma anche ai luoghi e alle persone. Viola si accosta al cuore dei lettori grazie ad una buona dose d’autoironia e un modo tutto suo di vivere la vita, intesa come una lotta, una battaglia per non dover rinunciare ad un grammo della bellezza di vivere, dimostrando giorno dopo giorno più forte di tutto.

Simona, dopo il lockdown, finalmente arriva il tour siciliano. Cosa significa per lei?

«Sono molto contenta di poter presentare il romanzo in due città siciliane, Messina e Palermo. Non solo perché “Conosci l’estate?” è ambientato qui, ma soprattutto perché qui è nato. La Sicilia è casa sua».

A proposito, come hai vissuto il periodo di lockdown? È preoccupata per una nuova possibile ondata?

«Il mio è stato un lockdown relativo, perché andavo comunque a lavorare ogni giorno. Parlando con chi ha vissuto interamente l’esperienza della “chiusura”, mi sono resa conto che l’impatto è stato del tutto differente. Non sono in grado di prevedere cosa accadrà nei prossimi mesi, ovviamente, ma credo che comunque l’esperienza pregressa si rivelerà importante per poter affrontare quello che sarà».

«Palermo è una città ossimoro, un manuale di istruzioni d’Italia». Cosa intende?

«Scrivo che Palermo è un ossimoro perché è tutto e al contempo, è anche il suo contrario. L’impressione che ho avuto sulla città, soprattutto nei primi mesi in cui vivevo a Palermo e quindi ogni via, ogni parola, ogni colore era una scoperta, è stata che racchiudesse tanto, in un certo senso troppo. Un’incredibile quantità di storia, culture, vissuti. Che si amalgamavano e al tempo stesso si scontravano».

Qual è stato il primo impatto con Palermo?

«Conoscevo già la Sicilia ma solo la parte orientale; quando sono arrivata a Palermo ho avuto due sensazioni contrastanti, subito, nei primi minuti: la certezza di essere indubbiamente in Sicilia, e l’uguale consapevolezza che si trattava di una Sicilia molto diversa da quella che avevo avuto modo di conoscere fino a quel momento. Nei giorni successivi più che altro mi sono persa, ho avuto molta difficoltà a trovare un orientamento in città. Ma devo ammettere che mi succede quasi sempre, quasi ovunque».

Com’è nata l’idea per il suo libro d’esordio, “Conosci l’estate?”

«Per caso. Avevo in mente una trama gialla ma facevo fatica a trovare l’incipit della storia, mi mancava la spinta iniziale che portasse avanti il tutto. Un giorno ho cominciato a scrivere una storia a sé, che doveva essere autoconclusiva: una pagina del tutto slegata dalla trama gialla a cui giravo attorno da mesi, e che più che altro rappresentava una riflessione sul rapporto tra Palermo e le tematiche legate alla morte. Così è nata la scena iniziale del romanzo, su un funerale: ho pensato che in qualche modo potesse funzionare e quindi ho iniziato a sviluppare la trama del romanzo da quel punto. Il resto è venuto da sé».

Viola è una cronista. Raccontando il suo mestiere ha potuto raccontare anche la caccia allo scoop e il circo mediatico che ne consegue. Simona, crede ci sia anche un problema di etica nel mondo dell’informazione?

«Nel romanzo non è molto forte il tema della caccia allo scoop, e la presenza del circo mediatico, definizione che Viola usa con ironia, è relativa; sono comunque questioni su cui da cronista si interroga e con cui si confronta, per quanto non in modo costante nel corso del romanzo. Del resto, quello dell’informazione è comunque un mondo troppo vasto e complesso per poter sintetizzare una riflessione sull’etica in poche parole o in poche pagine».

Viola ha una particolarità che la rende ancor più speciale e la guida nella sua personale indagine. Di cosa si tratta?

«Della sinestesia, una caratteristica neurologica per cui Viola associa alla musica dei colori; come spiega, per lei il primo accordo della Quinta di Beethoven è rosso bordeaux. Nel suo caso accade anche con la maggior parte delle persone, che vede associate a un colore specifico, e con alcuni luoghi. Viola se lo spiega con la sua convinzione che tutta la realtà possa essere composta da particelle musicali. Questa caratteristica poi si rivelerà abbastanza importante nello svolgimento della storia, perché alcune riflessioni sulle possibili dinamiche del delitto al centro della trama gialla saranno molto condizionate dai “colori” di alcuni personaggi».

E adesso, Viola tornerà a Palermo con lo scirocco, per un secondo libro?

«Viola e Palermo sono legatissime. Anche se presumo che lei si auguri di evitare lo scirocco…».

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