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Il “quadrante del destino”? È a Siracusa: parola di Indiana Jones tornato in Sicilia

Al Taormina Film Festival il cast più atteso. Harrison Ford: “Nessun personaggio funziona senza una buona storia”

Da falegname autodidatta a cameraman ai concerti dei Doors nella vita, a professor Jones del cinema, avventuriero, esperto di storia e misteri. Ha una lunga strada alle spalle Harrison Ford – premiata solo con una sfilza di candidature ma mai con un Oscar – che si legge a guardarlo dritto negli occhi azzurri, quelli che sullo schermo gli servono a esprimere la fragilità umana dei suoi personaggi. L’attore è al 69° Taormina Film Fest, dove stasera (ore 21.30) al Teatro antico verrà proiettata l’anteprima italiana di «Indiana Jones e il quadrante del destino», quinto capitolo della saga diretta da Steven Spielberg e oggi in mano al regista James Mangold. Per l’attore un ritorno in Sicilia dove, nel 2021, sono state girate alcune scene del film, tra Noto, Marsala, Cefalù, Segesta. E Siracusa, forse perché il «quadrante del destino» altro non è che il «quadrante di Archimede», un marchingegno che si presume abbia il potere di individuare fenditure nel tempo.
La Sicilia ha sostituito la Grecia, come luogo in cui Indy e Helena, la sua figlioccia, incontrano il vecchio amico Renaldo e intraprendono una pericolosa immersione in grotte sottomarine. «Una meravigliosa opportunità girare delle scene in Sicilia, in particolare a Siracusa, ma non chiedetemi come si chiamava la grotta in cui siamo scesi»: inizia così la conferenza stampa di Harrison Ford, accompagnato da Phoebe Waller-Bridge e Mads Mikkelsen.
«La sceneggiatura, bellissima, mi ha convito a ritornare nei panni di Indy. Abbiamo fatto poche prove, perché c’era già tutto nello script e allora ci siamo detti: Giriamolo! Quando hai a che fare con geni come Spielberg o Mangold, non serve parlare di recitazione. Meglio l’istinto».
Meno azione e più emozione in questo capitolo: «Forse perché si tratta dell’ultimo film di un’avventura iniziata nel 1981, una vita fa. Adesso lo stimato professore è cambiato, è un pensionato e c’è una grossa componente emotiva nel vederlo invecchiato». Ma anche… ringiovanito: «Siamo riusciti a rendere reali le emozioni di Indy perfino nelle scene ambientate nel passato, nel 1944, in cui il mio volto giovane è quasi interamente ricreato attraverso l’intelligenza artificiale e il fornito archivio di mie immagini conservato alla Lucasfilm. Sullo schermo vedrete i miei occhi e le mie espressioni. Sono io che recito».
E poi spiega: «Torno su un personaggio solo se sono convinto che l’ultimo film sarà migliore del penultimo. Spielberg, Lucas e Mangold hanno creato un ciclo di pellicole il cui taglio è l’intrattenimento: noi raccontiamo delle storie, e senza una buona storia non ci sono personaggi che funzionino. Indiana Jones non è un eroe, è un archeologo, una persona normale che si trova ad agire in circostanze straordinarie e che solo in quel caso riesce a tirare fuori l’eroe che c’è in lui».
Interviene Mikkelsen: «Dovevo rendere miserabile la vita di Indiana Jones. Ho sfidato tutti i principali eroi della storia del cinema. E non ne sono mai uscito bene».
Scopriamo che c’è un personaggio storico che Ford vorrebbe interpretare: «Il presidente Lincoln: lui potrebbe spiegare come porre fine alla guerra civile che infiamma gli States». Mads, invece, pensa a Gengis Khan. E la Waller-Bridge a Cleopatra. L’oggetto cult del film? Ford e Mikkelsen non hanno dubbi: il cappello, mentre Phoebe sceglie la frusta. A proposito, sarà lei a raccogliere il testimone della saga, se ci sarà uno spin-off dedicato al suo personaggio? «Non sono io a decidere gli sviluppi futuri», dice. Ford ridacchia: «Suona come un sì».

Premio Taormina Arte alla regia a John Landis

Primo Blue Carpet alla 69esima edizione del Taormina Film Fest: sul tappeto color acqua marina che riprende i colori del logo del festival realizzato da Alessandro Florio, sono arrivati i protagonisti della prima serata: tra questi Gian Marco Tognazzi e Ylenia Pastorelli per "Lo sposo indeciso che non poteva (o forse non voleva) più uscire dal bagno" e la diva Amber Heard, per la prima volta a Taormina, protagonista del film "In the fire" di Conor Allyn.

Conferito ieri sera, sul palco del Teatro Antico di Taormina, il Premio Taormina Arte alla regia a John Landis, uno dei più grandi registi della commedia internazionale, per la sua immensa carriera cinematografica. Arrivato ieri sera insieme alla moglie, la nota costumista Deborah Nadoolman Landis per partecipare al festival - entrambi terranno una masterclass rispettivamente il 26 giugno (ore 18:00) e 29 giugno (ore 10:30) a Casa Cuseni, il regista ha ricevuto il doppio riconoscimento - rispettivamente una targa e un prezioso realizzati dalla Maison Damiani - dalle mani di Ester Bonafede e Beatrice Venezi, rispettivamente sovrintendente e direttore artistico della Fondazione Taormina Arte, con la seguente motivazione: "Landis ha dimostrato un talento straordinario nell'elevare la commedia a uno status di prestigio, attraverso la creazione di opere cinematografiche che sono diventate autentici tesori e capisaldi del genere, caratterizzati da una combinazione impeccabile di scrittura brillante e interpretazioni memorabili. Questo riconoscimento testimonia l'importanza della commedia come genere artistico e la sua capacità di intrattenere, suscitare riflessioni e lasciare un'impronta duratura nella storia del cinema. La carriera di John Landis è un esempio per le generazioni future di registi e delle infinite possibilità di connessione e trasformazione che il cinema può offrire, preziosa forma di riflessione sociale e mezzo per trasmettere messaggi positivi."

 

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