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«Santocielo»! C’è un uomo incinto e sta aspettando... un Messia. In sala dal 14 il film di Ficarra e Picone

Una commedia natalizia con la regia di Francesco Amato e Giovanni Storti nei panni del padreterno in persona

La premessa è: la terra sta messa male, tanto che lo stesso Dio (Giovanni Storti) sta pensando a un secondo diluvio, ma senza la salvifica arca. Siccome però nell’Assemblea Celeste in Paradiso c’è ancora democrazia, passa per un solo punto una seconda opzione: fornire agli esseri umani un nuovo Messia. Questo l’antefatto di «Santocielo», commedia natalizia di Francesco Amato e ottavo film di Ficarra e Picone che arriva in sala dal 14 dicembre in oltre 600 copie distribuite da Medusa.

Il compito di toccare il ventre di chi dovrà portare in grembo il nuovo figlio di Dio è affidato al più mite degli angeli, Aristide (Valentino Picone), che con un solo tocco dovrebbe mettere incinta la prescelta. Una volta giunto sulla Terra, però, l’angelo tocca per sbaglio il ventre sbagliato, quello di un uomo, Nicola (Salvo Ficarra) che rimane così gravido del nuovo Messia. «La cosa divertente è – sottolinea Ficarra – che il mio Nicola è un uomo bigotto e maschilista che gli tocca vivere una cosa così femminile come la gravidanza, una cosa che gli permette di evolversi, mettersi finalmente nei panni degli altri. E questo in un film che parla molto di donne e ha molta attenzione al mondo femminile».

In «Santocielo», film sui pregiudizi e, allo stesso tempo, sulla speranza, Nicola, infelice per aver rotto con l’ex moglie Giovanna (Maria Chiara Giannetta), un psicologa piena di problemi, cerca di ricucire con lei e di fare “famiglia”, specie ora che è lui ad aspettare quel figlio che tanto volevano. Ma anche l’angelo Aristide ha le sue inquietudini. Se in cielo aveva la sola ambizione di cantare nel coro dell’Assemblea Celeste, qui sulla terra scoprirà di avere inaspettati sentimenti, del tutto ricambiati, per la giovanissima Suor Luisa (Maria Chiara Giannetta).

«Avevamo da tempo un desiderio di fare un film sugli angeli, una cosa che voleva anche Francesco Amato. Abbiamo confrontato le nostre idee, ma poi abbiamo scelto una nuova strada – dice sempre Ficarra – . Era il film stesso che a un certo punto ci suggeriva dove andare, che temi scegliere. C’è, ad esempio, il mio personaggio che cerca l’amore e poi scopre di averlo dentro. C’è poi l’angelo, un personaggio che alla fine si umanizza e capisce la sua vera mission, c’è suor Luisa che non capisce quello che sta vivendo e, infine, c’è il tema dei diritti, non ultimo quanto sia giusto regolamentare l’amore».

«Per raccontare la storia del primo uomo incinto e dell’angelo che maldestramente lo ha fecondato abbiamo scelto la strada sentimentale, dove l’evento della gravidanza è uno strumento che dà conto dei movimenti intimi emotivi dei personaggi – dice il regista – . Una strada interiore dove sono i sentimenti, quello di Nicola per Giovanna e quello di Aristide per Luisa, a guidare la storia e il tono del racconto. La comicità di Ficarra e Picone evolve. Va oltre la consuetudine del rapporto con il pubblico».

Infine a chi ricorda ai due comici siciliani come la religione in misura diversa sia sempre presente nei loro film, replica Picone: «Sì è vero, c’è sempre stata nei nostri film, sarà perché io da ragazzo facevo il chierichetto e, volendo, saprei anche dire la Messa, ma comunque la religione alla fine ti fa scoprire quanto sia più evoluta di quello che immaginiamo».

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