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«Santocielo» con Ficarra e Picone, diversamente commedia. Parla il regista Francesco Amato

Un mix di comicità e genere fantastico con uno sguardo ad alcuni grandi temi del nostro tempo

Un mix di commedia e genere fantastico con il focus sulle problematiche del nostro tempo e il paradosso come strategia narrativa in «Santocielo», ritorno al cinema dei palermitani Ficarra e Picone con la regia di Francesco Amato. Prodotto da Attilio De Razza per Tramp Limited in collaborazione con Medusa, il film porta la vicenda ironica e paradossale di Aristide (Valentino Picone), un angelo che, mandato sulla Terra per rendere madre la donna eletta a partorire un nuovo Messia, ingraviderà per errore Nicola Balistreri (Salvo Ficarra), professore bigotto e ossessionato dal pregiudizio altrui. Trascinati dagli eventi, i due finiranno per fare squadra, o meglio famiglia, nella speranza di uscire dai guai senza fare troppi danni. «Santocielo» è stato girato fra Catania, Roma e il borgo medievale di Montalbano Elicona, nel Messinese, dove i due attori sono stati applauditissimi protagonisti di una proiezione speciale.

«Il film nasce da due soggetti scritti da Salvo e Valentino e da me, dedicati alla presenza degli angeli sulla Terra – racconta il regista Amato – . Avevamo trattato il tema della spiritualità nel loro “Il primo Natale” e nel mio “18 regali” e il nostro montatore Claudio Di Mauro ci ha riuniti spingendoci a scrivere la sceneggiatura, ripartendo da zero e tenendo conto della poesia e dell’ironia del cinema di Salvo e Valentino».

La trama lascia intendere che l’umanità è giunta al capolinea e ci vorrebbe un nuovo Messia per rimettere tutto a posto. È una metafora per chiamare tutti ad una maggiore responsabilizzazione? E cosa si potrebbe identificare con un nuovo Diluvio Universale?
«“Santocielo” racconta un mondo prossimo al decadimento e soprattutto parla della necessità di ritrovare un rapporto con la spiritualità. Lascia intendere come il rapporto con Dio attraverso la preghiera possa essere uno strumento per vivere con speranza anche in quest’epoca così complessa. Riguardo al diluvio universale noi abbiamo già attraversato l’epoca del Covid che credo ci abbia fatto abbastanza ragionare e spaventare. Forse qualche traccia di quella paura è dentro ai film che facciamo. Infatti la commedia punta anche ad esorcizzare le nostre paure, ponendoci a contatto con situazioni che possano richiamare alla speranza».

Altro tema del film è il rapporto tra il maschile e la gravidanza, molto “sentito” in un’epoca in cui agli uomini finalmente viene chiesto di assumere responsabilità pari alla donna nella famiglia…
«Si parla delle nuove famiglie e di come la famiglia esista dove c’è amore e rispetto. Nel Novecento l’uomo aveva esclusivamente il compito di sostenere economicamente la famiglia. Oggi le cose stanno cambiando e il film cerca di raccontarle, parlando dell’amore di un padre per il proprio figlio e quindi del bisogno di un’affettività sul fronte maschile, che viene richiesta e pretesa sia dalle madri che dai figli. È un po’ impegnativo far passare questo messaggio, perché siamo cresciuti in una cultura diversa, e “Santocielo” cerca di dare un contributo in tal senso».

Sei torinese con origini palermitane da parte di padre e hai girato il film a Catania e Montalbano Elicona. Come è stato questo “ritorno a casa”? Quale Sicilia viene rappresentata nel film?
«Avevo un grande desiderio di girare in Sicilia e attraverso Salvo e Valentino ho conosciuto professionisti del cinema di straordinaria umanità: attori comeMimmo Mignemi, Valentino Pizzuto, Clelia Piscitello, Luciano Messina e Antonello Puglisi. La Sicilia in cui abbiamo girato non è quella che conosciamo. Volevo si capisse che eravamo in Sicilia, ma la location avrebbe dovuto anche richiamare l’universalità, perché questo tipo di storia si sarebbe potuta ambientare ovunque. Nel film Catania è una città metropolitana e moderna di cui non si pronuncia mai il nome, senza scene con i monumenti storici. Stesso discorso per Montalbano Elicona, che è stata una rivelazione cinematografica: un posto di montagna con una vista incredibile sulle Eolie e un’accoglienza unica da parte degli abitanti. È stato veramente speciale l’abbraccio tra la produzione del film e la città, di quelle cose che ti porti dentro tutta la vita».

Sostenuto dall’assessorato al Turismo, Sport e Spettacolo della Regione Siciliana e Sicilia Film Commission, il film vede nel cast anche Barbara Ronchi, Maria Chiara Giannetta, Giovanni Storti e l’attrice catanese Manuela Ventura.

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