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«L’amore, un segreto del corpo», la distopia del siciliano Messina. A Berlino il primo dei due film italiani in concorso, «Another End»

In un mondo futuro Sal può ritrovare, per breve tempo, in un’altra donna la coscienza dell’amata Zoe, morta. Riuscirà a separarsene?

«Per me prima che un film di fantascienza “Another End” è una storia d’amore. Sull’amore che vive nelle parole, tra i pensieri, nei ricordi, ma che soprattutto vive e cresce nel silenzio nei corpi. Di nascosto. Come un segreto del corpo». Così il regista, ma anche compositore, Piero Messina, siciliano di Caltagirone, classe ’81, sintetizza alla Berlinale il suo «Another End», il primo dei due film italiani in concorso in questa 74/ma edizione del festival.

Riguardo al fatto poi che anche nel suo primo film, «L’attesa» (con Juliette Binoche, vincitore del Globo d'oro nel 2015 come miglior regista esordiente), ci sia il tema del distacco, spiega il regista: «Sono convinto che l’assenza sia un terreno davvero fertile perché mette ancora più in evidenza l’amore, il vissuto».

Questa la storia. Sal (Gael Garcia Bernal) è un uomo pieno di dolore e senza più lacrime da quando ha perduto Zoe (Renate Reinsve), l’amore della sua vita, morta in un incidente d’auto di cui lui si sente responsabile. Inizia così nel segno del più classico dei binomi, amore e morte, «Another End». Ma ci troviamo in un tempo distopico e sua sorella Ebe (Bérénice Bejo), preoccupata per la sua salute mentale, gli propone di affidarsi, appunto, ad «Another End», una nuova tecnologia che promette di alleviare il dolore del distacco riportando in vita, per breve tempo, la coscienza di chi se n’è andato. Così Sal potrà ritrovare la sua Zoe, ma nel corpo di un’altra donna. Un corpo sconosciuto in cui lui misteriosamente riconosce la moglie.

Ciò che si era spezzato sembra ricomporsi. «Another End» concede, infatti, a Sal del tempo per condividere ancora un po’ di vita con Zoe, per amarla di nuovo, per esserne amato. Ma la sua è una gioia effimera. Al termine del programma, Sal riuscirà davvero a dire per la seconda volta addio alla moglie?
«Immagine fondativa del film? – sottolinea Messina, che è stato anche regista della serie Netflix «Suburra» (2 stagione) e della serie «L'Ora. Inchiostro contro piombo» – . I corpi di due sconosciuti che si guardano immobili appena risvegliati. Non volevo comunque fare un film di fantascienza, anzi contrastavo in tutti i modi questa idea».

Perché non girare Another End con un cast italiano?
«Nasce dal fatto che mi occorrevano degli attori che portassero nel film qualcosa di asimmetrico, di spiazzante, non immediatamente riconoscibile».

A tenere banco agli incontri a Berlino, oltre al regista, è stato il messicano Gael Garcia Bernal: «È stato un viaggio fantastico questo film pieno di domande aperte. Una su tutte, nei paesi occidentali separiamo il corpo dalla vita delle persone e questo non so quanto sia giusto». E ancora l’attore, che alla Berlinale corre anche con «La Cocina», alla domanda se mai utilizzerebbe la “tecnica” di cui si parla nel film risponde: «A inizio film lo escludevo totalmente, ma poi a fine riprese ci ho ripensato, anche se sono convinto che se mai mi decidessi ad utilizzarla non lo direi a nessuno».

Dello stesso parere la Bejo: «Anche io inizialmente ero contraria, ma se una persona scompare all’improvviso perché no? Ti darebbe l’occasione di salutarla, di dirgli quelle cose che non gli hai potuto dire». La Bejo ha scherzato poi sul suo ruolo di Ebe: «Una persona complessa, complicata e di cui soprattutto non puoi parlare senza fare spoiler. Un personaggio che comunque nasconde tantissime cose. Another End – conclude – è un film malinconico e romantico e che tra le tante domande che pone c’è quella: il corpo è davvero il ricordo di una persona o non lo è?».
Il film uscirà nelle sale italiane il 21 marzo prossimo.

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