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«Io sono gay, lui omofobo. Non può stare in giunta»

«Io sono gay, lui omofobo. Non può stare in giunta»

Le scorie dell’inchiesta sulla rete di collusioni che ruotava - secondo l’accusa - attorno all’armatore di Trapani, Ettore Morace, si riflettono sul fronte politico. I giudizi «da caserma» dell’assessore regionale all’Infrastrutture, Giovanni Pistorio, hanno fatto infuriare il governatore Crocetta, rimasto impigliato nella rete delle indagini (è indagato con l’accusa di corruzione, insieme all’ex sottosegretaria Simona Vicari).

Il presidente della Regione si è difeso due giorni fa davanti ai magistrati, negando corsie privilegiate e provvedimenti ad personam per favorire l’azienda dell’armatore. Ieri, invece, si è scagliato contro Pistorio, scivolato su un’intercettazione imbarazzante, inserita nel fascicolo giudiziario del Gip: «Come fa un assessore omofobo a stare in giunta con un presidente gay?»

In alcune intercettazioni dell’inchiesta “Mare nostrum”, Pistorio definiva «un capriccio» la volontà di Crocetta di prolungare i collegamenti in aliscafo per Filicudi, parlando di interessi sentimentali del governatore e usando termini scurrili: «Sto riflettendo – afferma Crocetta – Pistorio chieda di essere assunto da Trump». Ieri il faccia a faccia tra il governatore e il suo assessore non è servito ad ammorbidire i toni e ad accorciare le distanze. Difficilmente, filtra da ambienti vicini al presidente della Regione, Crocetta «chiuderà questa storia come se nulla fosse successo». «L’assessore Pistorio mi ha detto che in quel dialogo intercettato c’erano parole da bar. In realtà è un linguaggio omofobo quello suo e dei suoi collaboratori. Non offende solo me, per essere chiari. Ma chi ha fatto una scelta differente da chi ritiene di rientrare nei parametri della cosiddetta normalità».

Crocetta estende l’esigenza di un chiarimento alla coalizione che lo sostiene: «Una riflessione su Giovanni Pistorio e le sue parole intercettate va fatta anche con le forze politiche di governo. All’assessore ho solo chiesto spiegazioni rispetto al suo linguaggio -–afferma il presidente della Regione – e mi pare giusto che mi prenda una pausa».

Pistorio chiede scusa ma esclude un passo indietro: «Non sono omofobo e non mi dimetto. Ho chiesto scusa al presidente Crocetta, gli ho espresso rammarico per le frasi sgradevoli, per il linguaggio da cafone che ho usato. Era solo gossip estivo. Mi rendo conto che le parole pronunciate in un contesto privatissimo se diventano pubbliche cambia tutto. Sono in imbarazzo e mi spiace avere creato amarezza al presidente. Quelle frasi non hanno alcun attinenza con la realtà, per quanto ho verificato non è stato commesso alcun illecito».

Ma il governatore prova a stanarlo, ricordando che «Franco Battiato (assessore regionale per qualche mese della prima giunta Crocetta ndr) si dimise per molto meno, parlando di prostituzione in politica e quelle frasi furono interpretate come un’offesa alle donne».

Pistorio non cede: «Battiato si dimise perché disse delle cose in pubblico, la mia era una conversazione privatissima diventata di pubblico dominio perché è stata intercettata. Sono sereno, la mia attività di amministratore è inattaccabile. Ho sbagliato a dire quelle cose che mi imbarazzano e capisco che il presidente Crocetta ha il diritto a essere amareggiato e dispiaciuto».(a.s.)

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