Lunedì 29 Aprile 2024

Milazzo, "il patto di Cambria con le ’ndrine"

L’aggiunto Gaetano Paci e il procuratore Giovanni Bombardieri della Dda di Reggio

L’accordo con il clan espandersi in Calabria: all’imprenditore milazzese la possibilità di allargare la sua rete nella grande distribuzione alimentare, alle cosche della Piana di Gioia Tauro i guadagni con il trasporto della merce su gomma. Un capitolo importante della maxi-inchiesta “Handover - Pecunia olet” della Dda di Reggio, sfociata ieri in 52 arresti (101 gli indagati), è riservato ai rapporti tra il gruppo siciliano Cambria e le cosche Pesce e Cacciola. L’ipotesi per la quale la Dda aveva anche chiesto l’arresto è chiara: Rocco Cambria, imprenditore 63enne di Milazzo, unico referente per la Calabria, avrebbe stretto accordi con le ’ndrine operanti a Rosarno e nelle aree limitrofe, «nella prospettiva diretta a radicare i propri interessi imprenditoriali in Calabria e ad accrescere il sistema della grande distribuzione alimentare, non solo aumentando i punti vendita, direttamente allo stesso riconducibili o allo stesso affiliati dal punto di vista commerciale, ma anche e soprattutto allestendo il centro di smistamento nell’area rosarnese, piattaforma logistica da cui far partire la merce da destinare quotidianamente o periodicamente ai punti vendita di diretta gestione o allo stesso gruppo affiliati». Quella ricostruita agli atti della Dda reggina è la figura di un imprenditore colluso, non vittima delle pressioni delle cosche. L’arresto chiesto dalla Procura antimafia viene però negato dal gip per difetto di esigenze cautelari: «Non si ravvisa un pericolo di reiterazione apprezzabile in termini di attualità e concretezza». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina

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