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Otto pescherecci di Marsala in acque libiche, il Governo dà l'alt: insorge Federpesca

Sono il "Giuseppe Schiavone", "Anna Madre", "Fenice", "Michele Giacalone", "Aliseo", "Nuovo Cosimo", "Antonino Pellegrino", "Luciano Giacalone"

Sono tutti di Mazara del Vallo gli otto pescherecci ai quali il governo italiano ha rivolto l'invito ad allontanarsi dalla "zona a rischio", di fronte alla costa di Bengasi, in Libia. Sono il "Giuseppe Schiavone", "Anna Madre", "Fenice", "Michele Giacalone", "Aliseo", "Nuovo Cosimo", "Antonino Pellegrino", "Luciano Giacalone" (quest’ultimo iscritto al registro navale di Napoli, anche se l’armatore è di Mazara del Vallo).

I pescherecci si trovano tutt'ora in una zona a 40 miglia da Bengasi, in acque internazionali, ma che la Libia dal 2005 riconosce, unilateralmente, come propria zona esclusiva di pesca.

«Ci sentiamo una categoria senza difese - commenta Santino Adamo, presidente Federpesca Mazara del Vallo - Noi rivendichiamo il diritto storico di poter lavorare in quelle zone.

Per i nostri pescherecci che praticano la pesca d’altura quelle acque internazionali sono pescose e i nostri equipaggi hanno la necessità di lavorare con serenità. Ci aspettiamo che il governo, piuttosto che sconsigliare di stare lì, difenda i nostri equipaggi che, legittimamente, sono lì per guadagnarsi da vivere»

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