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Mafia, il cavaliere Condorelli: "Denunciare il racket conviene, la Sicilia è sana"

Occorre dare svolta a isola e guardare al futuro con ottimismo

Giuseppe Condorelli

«Scosso e un poco turbato dall’inattesa eco mediatica» della notizia, ma «felice perché il messaggio è stato forte ed ha avuto successo», anche se «la paura c'è stata e rimane, perché c'è sempre dopo queste cose», ma basta «stare sempre attenti, ma io non vedevo altre scelte: lo rifarei». E’ un imprenditore col «cellulare bollente per le telefonate dei giornalisti» il cavaliere Giuseppe Condorelli, a capo di una famosa azienda dolciaria di Belpasso che ha denunciato un tentativo di estorsione da Cosa nostra, come emerso dall’operazione "Sotto scacco" dei carabinieri di Catania che ieri hanno arrestato 40 persone.

«Nell’immaginario collettivo - spiega Condorelli, che vende dolci in 27 Paesi e ha 60 dipendenti diretti e dà lavoro a oltre 45 "stagionali" a Belpasso - la mafia à vissuta con timore, ma si può vincere. Io ho già denunciato in passato altre estorsioni e questo, forse, mi ha reso più facile denunciare. Molti mi dicono che sono stato coraggioso, ma io non mi sento più coraggioso di altri: sono un essere umano e un imprenditore e voglio rimanere un uomo e un imprenditore libero». Ed è «felice" per le solidarietà che gli arrivano da tutta Italia: dal ministro Mara Carfagna ai deputati del Pd che alla Camera con in mano i torroncini resi famosi da uno spot di Leo Gullotta affermano «siamo tutti Condorelli», dal governatore Nello Musumeci al presidente dell’Ars Gianfranco Micciché.

E nella mail dell’azienda continuano ad arrivare centina di messaggi di ''congratulazioni" di persone comuni, sindacati e associazioni. Ma quello che «mi ha reso più felice - ci tiene a sottolineare Condorelli - è stata la dichiarazione del procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro» che all’ANSA ha detto: «Giuseppe Condorelli è una persona coerente con quello che ha fatto, è un esempio che aiuta», che «va nella direzione da noi auspicata da tempo» e «spero che tanti facciano come lui».

Il cavaliere «non si sente un esempio» ma spera che "imprenditori vittime del racket oggi siano pronti a denunciare" perché ieri «l'operazione 'Sotto scaccò è stato il trionfo della legalità». «Denunciare conviene - ribadisce - perché se cedi la prima volta entri in un circuito dal quale non potrai più uscire. E poi metti a repentaglio la tua vita, la tua integrità etica e morale e il futuro della tua azienda. Io ho difeso non soltanto la mia famiglia, ma anche decine e decine di posti di lavoro». Condorelli si dice «contento perché viene fuori l’immagine di una Sicilia sana, onesta che lavora e dà lavoro». E oggi si "sente meno solo, perché ho fiducia nelle istituzioni: i carabinieri del nucleo investigativo dei carabinieri del comando provinciale di Catania mi sono stati molti vicini».

«Invito gli imprenditori a non avere paura - ribadisce - e a non esitare a denunciare ogni atto criminoso se vogliano debellare questa brutta piaga che affligge l’economia e la società. L'imprenditoria siciliana è fatta da imprenditori onesti che lavorano in modo duro con dedizione e passione tutti i giorni e non vedo perché debbano denunciare. Dobbiamo dare una svolta - chiosa il cavaliere Condorelli - e guardare al futuro con ottimismo».

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