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Sicilia "ostaggio" delle discariche: la Regione si arrende

L’assessore Baglieri: «Il rischio è portare i rifiuti fuori. Stiamo facendo di tutto per evitarlo, ma potrebbe essere la soluzione migliore»

La fila davanti alla discarica di Lentini si è assottigliata. Già oggi la nuova crisi, che stava rischiando di mettere in ginocchio i Comuni della Sicilia orientale, potrebbe rientrare. Fino a quando? L’emergenza rifiuti in Sicilia si è incestata, è diventata strutturale, endemica. Nelle campagne elettorali i progetti miracolosi si rivelano fumo negli occhi. I governi si alternano senza sfiorare quel grumo di interessi affaristici e criminali (come emerge da decine di inchieste).

Il governo Musumeci si ritrova a fronteggiare gli stessi problemi ereditati, fossilizzati in una realtà che appare intoccabile. Tanto che oggi, per superare i limiti imposti dalla discarica di Lentini, è stato necessario ottenere la “benevolenza” di altre tre discariche (Siculiana, Gela e Motta Sant’Anastasia). Eppure sono trascorsi 4 anni. E forse abbiamo fatto addirittura un passo indietro.

L’assessore regionale, Daniela Baglieri, che da marzo gestisce questa patata bollente, ipotizza lo scenario: «Il rischio è di portare i rifiuti fuori la Sicilia – sottolinea in un’intervista all’Italpress – stiamo facendo di tutto per evitare questo e sino adesso ci siamo riusciti. A livello gestionale potrebbe essere la soluzione migliore». Con costi stellari: «Considerando che trasportare una tonnellata di rifiuti fuori la Sicilia costa 400 euro, non serve un matematico per fare qualche semplice moltiplicazione».

Se dopo 4 anni di governo la «soluzione migliore» è portare i rifiuti all’estero vuol dire che c’è un “male oscuro” che appare inestirpabile. L’assessore insiste sull’esigenza di aumentare la raccolta della differenziata: «Se non ci si adopera seriamente per un incremento sensibile della raccolta differenziata, non ci saranno impianti e programmi che tengano. La soluzione non può essere certo fare diventare la Sicilia una enorme discarica a discapito dei siciliani e dell’ambiente». C’è poi la prospettiva, immaginata venti anni fa da Cuffaro e rispolverata in ritardo dal governo Musumeci: «È chiaro che i termovalorizzatori non sono la soluzione ma è un tassello del ciclo dei rifiuti. Ben vengano uno-due termoutilizzatori, come avviene in altre parti d’Italia, per produrre energia, calore e denaro.

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