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Usura nel Palermitano, dieci arresti per tassi al 5400%: coinvolto un avvocato - NOMI

E' stato documentato anche il coinvolgimento di Giuseppe Scaduto 75 anni, già capo del mandamento di Bagheria ed all’epoca sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari. I nomi

Avrebbero utilizzato il metodo mafioso e la violenza per chiedere la restituzione dei soldi prestati con tassi usurai, che in alcuni casi raddoppiavano nel giro di pochi giorni. I militari della compagnia carabinieri di Bagheria e del nucleo speciale di polizia valutaria della guardia di finanza, con l’operazione «Araldo», sarebbero riusciti a smantellare un’organizzazione che vessava decine di vittime. Nel corso della notte sono state arrestate 10 persone, in esecuzione di un’ordinanza cautelare emessa su richiesta della Dda di Palermo, di cui 9 in carcere e 1 ai domiciliari.

Altre 11 persone sono indagate a piede libero. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di concorso esterno in associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al delitto di usura, usura e estorsione aggravate dalla metodologia mafiosa e trasferimento fraudolento di valori. I militari hanno proceduto anche al sequestro preventivo di quote di una società, un locale commerciale adibito a laboratorio e relativo terreno e un bar-tavola calda di Villabate con annesso chiosco, per un valore complessivo di circa 500 mila euro.

L’indagine, iniziata ad aprile del 2018, ha consentito di individuare un gruppo di persone che prestavano soldi con tassi usurai nei comuni dell’hinterland di Palermo, tra Bagheria, Ficarazzi e Villabate. Le vittime venivano avvicinate grazie alle segnalazioni di una funzionaria di Riscossione Sicilia che forniva in modo illegale notizie riservate circa le posizioni debitorie di numerosi soggetti. Una volta individuate le potenziali vittime, l’organizzazione assicurava loro la possibilità di ricevere dei prestiti a usura. Alle persone in difficoltà venivano applicati tassi che variavano dal 143% al 5.400% annuo. A fronte di un prestito di 500 euro, la somma da restituire in soli 4 giorni diventava di 800 euro. Le vittime sarebbero state costrette a restituire le somme con la violenza o le minacce tipiche del metodo mafioso. 

Gli arresti

Tra i vari episodi estorsivi dell’operazione «Araldo», in relazione ai quali il gip ha ritenuto fondati i gravi indizi di colpevolezza, è stato documentato anche il coinvolgimento di Giuseppe Scaduto 75 anni, già capo del mandamento di Bagheria ed all’epoca sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari, il quale delegava Atanasio Alcamo, 45 anni già imputato per associazione mafiosa, entrambi tra i destinatari della misura cautelare.

Gli altri otto arrestati sono Giovanni Di Salvo, 42 anni, accusato di essere capo e organizzatore del gruppo, Alessandro Del Giudice avvocato, 53 anni, accusato di essere promotore e procacciatore di clienti; Simone Nappini, 50 anni, accusato di esser stato intermediario e erogatore materiale dei prestiti, Antonino Troia, 57 anni, detto Nino, Giovanni Riela, 48 anni, Gioacchino Focarino, 69 anni, detto "Gino", Antonino Saverino 66 anni, detto '"Nino", e Vincenzo Fucarino, 77 anni (ai domiciliari) coinvolti a vario titolo nell’associazione.

Il ruolo dell'avvocato

L’indagine sfociata nell’operazione «Araldo» con dieci arresti per usura ed estorsione nel palermitano, sarebbe partita seguendo l’attività dell’avvocato Alessandro Del Giudice, che secondo le indagini dei finanzieri e dei carabinieri sarebbe stato inserito nel sistema illecito di prestiti. L’avvocato, in qualità di legale di un «uomo d’onore» della famiglia mafiosa di Misilmeri (Pa), nel corso delle visite in carcere con il proprio assistito avrebbe garantito la comunicazione con altri associati portando messaggi all’esterno. Grazie a questa attività avrebbe consentito la gestione indiretta delle attività imprenditoriali, fittiziamente intestate a terzi. L’operazione ha visto l’impiego congiunto di circa 70 militari della Guardia di Finanza e dell’Arma dei Carabinieri.

Indagata una funzionaria di Riscossione Sicilia

C'è anche una funzionaria in servizio presso la società regionale Riscossione Sicilia spa, tra gli indagati nell’operazione «Araldo» di Guardia di finanza e carabinieri che ha fatto luce su un vasto giro di usura all’ombra della mafia, con tassi annui dal 143 al 5.400%. Dieci gli arrestati; altri undici sono indagati a piede libero tra cui la donna che avrebbe fornito notizie riservate circa le posizioni debitorie di numerose persone. Ciò avrebbe consentito all’organizzazione di individuate le potenziali vittime cui garantire la possibilità di ricevere dei prestiti a tassi usurai.

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