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Caso "Open Arms", al via udienza a Palermo: flash mob contro Matteo Salvini

All’epoca dei fatti ministro dell’Interno, è accusato di sequestro di persona per aver impedito alla nave della Ong Open Arms di attraccare con 147 migranti soccorsi in mare

Salvini, fascicolo a Palermo

Il leader della Lega, Matteo Salvini, e l'avvocato Giulia Bongiorno sono arrivati al carcere Pagliarelli di Palermo (aula B2) per l’udienza del processo Open Arms. Salvini, all’epoca dei fatti ministro dell’Interno, è accusato di sequestro di persona per aver impedito alla nave della Ong Open Arms di attraccare con 147 migranti soccorsi in mare nell’agosto 2019.

«Il significato di essere oggi qui è per ottenere un segnale di giustizia». Lo ha detto Oscar Camps, il fondatore e direttore della ong spagnola Open Arms, al suo arrivo al carcere Pagliarelli. «Salvare persone non è un delitto - ha proseguito - ma è un obbligo non solo dei capitani, ma per gli Stati tutti. Agevolare l’individuazione di un porto sicuro, indipendentemente dalla situazione amministrativa di un Stato e dagli accordi di uno Stato, non ha nulla a che vedere con la situazione politica. E’ un atto umanitario».

E’ cominciata con le questioni preliminari poste dalla Procura di Palermo l’udienza del processo al senatore Matteo Salvini. L’accusa è rappresentata in aula dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Marzia Sabella e dai pm Gery Ferrara e Giorgia Righi. Sabella sta chiedendo l’integrazione del fascicolo del dibattimento con alcuni nuovi atti, Ferrara si pronuncerà sulla richiesta di ammissione di alcuni documenti, tra cui verbali di prova provenienti da altri procedimenti come quello celebrato a Catania, a carico del senatore Salvini, per il caso del sequestro della nave Diciotti, già prodotti dalla difesa in udienza preliminare e acquisiti col consenso della Procura. Lo Voi si soffermerà sulla richiesta ammissione dei testi e sulle liste testi presentate dalla varie difese.

I pm chiedono l'interrogatorio di Salvini

Ventisei testimoni tra cui l’ex premier Giuseppe Conte e il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, 59 documenti e l’interrogatorio del leader della Lega Matteo Salvini: sono le richieste probatorie della Procura di Palermo al processo al senatore del Caroccio, imputato a Palermo di sequestro di persona e omissione di atti d’ufficio per aver vietato lo sbarco dei 147 migranti soccorsi in mare dalla nave Open Arms. Tra i documenti richiesti: le comunicazioni intercorse tra le autorità coinvolte nella vicenda dal momento dalla prima richiesta di porto sicuro avanzata dalla nave allo sbarco a Lampedusa, il decreto ministeriale che sancì il divieto di ingresso della Open Arms con i 147 migranti a bordo, gli atti della Procura dei Minori sulla presenza dei minorenni a bordo, le relazioni psicologiche e mediche sullo stato delle persone che si trovavano sulla imbarcazione spagnola. I pm hanno chiesto l’ammissione anche di una serie di atti come la decisione del Tar che annullava il divieto di sbarco deciso dal Viminale, i verbali della Polizia Scientifica sulle condizioni dei migranti a bordo della Open Arms, la sentenza del gup di Siracusa che ha assolto il comandante della Open Arms in un altro processo, la decisione a carico dell’Italia del Comitato Onu in un caso di omesso soccorso e la corrispondenza tra l’ex premier Conte e Matteo Salvini sulla vicenda della nave spagnola Pinzone, di origini boliviane, rappresentano l’unione dei popoli in tutto il mondo».

La difesa del leader della Lega

L’Italia non era competente ad assegnare il porto sicuro alla nave della ong Open Arms. Lo ritiene la difesa del senatore Matteo Salvini, sotto processo a Palermo per aver vietato, nell’agosto del 2019, lo sbarco ai 147 migranti soccorsi in mare dalla imbarcazione spagnola. Il legale di Salvini, l’avvocato Giulia Bongiorno, ha chiesto, oltre all’esame del leader della Lega, l’acquisizione di due decreti di archiviazione che escludono, in casi analoghi a quello della Open Arms, la competenza italiana nell’assegnazione del Pos (Place of safety) e, sempre in tema di assenza di competenza italiana, le note del ministero degli Esteri in cui si ribadiva che a stabilire il porto sicuro doveva essere la Spagna. La difesa ha chiesto, inoltre, di acquisire la direttiva del 2019 che stabiliva i provvedimenti da adottare a carico delle ong che disattendevano le indicazioni di uno Stato. Nella lista dei documenti chiesti dalla difesa di Salvini anche le indicazioni del Governo che evidenziavano la politica italiana in materia di sbarchi e che sancivano la necessità di arrivare a un accordo in sede europea sulla distribuzione dei migranti prima dell’assegnazione del Pos e dell’autorizzazione allo sbarco. La Procura non si è opposta alle richieste di acquisizione documentale dell’avvocato Bongiorno se non all’ammissione di articoli di giornale o comunicati stampa.

I pm si oppongono a Richard Gere come teste

«A proposito dell’inserimento tra i testi dell’attore e star internazionale Richard Gere, richiesta da una parte civile, ricordo che un teste deve essere ammesso e sentito per fornire un contributo utile. Al di là della spettacolarizzazione data dalla presenza di una star internazionale, che non interessa questa Procura, ci sono ben altri e ben più qualificati testi che possano riferire sulle condizioni complessive dell’imbarcazione, sullo stato dei naufraghi e del personale di bordo. Quindi al di là degli aspetti solidaristici che apprezziamo, non ci pare che la testimonianza di Richard Gere possa apportare un contributo decisivo per la definizione di questo procedimento». Lo ha detto il capo della procura della Repubblica, Francesco Lo Voi, interloquendo sulle liste testi delle parti civili al processo che vede imputato Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio.

Salvini, quanto è serio un processo con Richard Gere?

«Ditemi voi quanto è serio un processo dove verrà da Hollywood a testimoniare sulla mia cattiveria Richard Gere. Spero che duri il meno possibile perché ci sono cose più importante di cui occuparsi. Mi dispiace solo per due cose, per il tempo che tolgo ai miei figli e per i soldi che gli italiani spendono per questo processo politico organizzato dalla sinistra». Così Matteo Salvini all’uscita dall’aula bunker del Pagliarelli, a conclusione della prima udienza del processo in cui è imputato per sequestro di persona ed omissione di atti d’ufficio per il caso Open Arms.

Flash mob contro Salvini davanti all'aula bunker del carcere

«Signor Salvini è cosi che lei salva vite innocenti?». E’ questa la scritta che campeggia sul cartello esposto davanti al carcere Pagliarelli, a Palermo, dove si svolge il processo «Open Arms» che vede imputato il leader della Lega Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. A esporlo durante un flash mob davanti ai cancelli del carcere, sette ragazzi del movimento artistico-culturale 'Our Voicè. Durante la performance, il leader del Carroccio è stato rappresentato seduto su uno scranno mentre ai suoi piedi quattro ragazzi seminudi ricoperti d’oro e d’argento allungano le braccia verso altri due giovani che rappresentano il continente africano. «Con questa performance artistica - afferma Sonia Bongiovanni fondatrice di Our voice - denunciamo i politici come Matteo Salvini che spesso non si impegnano per proteggere e salvare le vite innocenti che sono morte nel mar Mediterraneo. Abbiamo voluto mostrare Salvini come un poltico che ha in mano le risorse rubate all’Africa dal capitalismo occidentale, mentre i ragazzi sono le risorse africane che vengono estirpate dalle loro terre. Gli altri due giovani, Thierno Mbengue, originario del Senegal, e Dennis Pinzone, di origini boliviane, rappresentano l’unione dei popoli in tutto il mondo».

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