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Etna: "a Muntagna" rallenta. "Ieri fenomeno atipico e molto violento"

Copyright: Giancarlo Tinè

Rallenta nella notte l’Etna. L’Ingv di Catania spiega che nelle scorse ore la fontana di lava del cratere di sud-est è cessata. La nube eruttiva prodotta dall’attività, alta circa 8 chilometri, si è dispersa nel settore occidentale del vulcano. Il flusso lavico è però apparso ancora alimentato e il fronte si è attesta alla quota di circa 2700 metri.

L’ampiezza media del tremore vulcanico, dopo aver raggiunto il valore massimo alle 22, ha subito una rapida diminuzione riportandosi nel livello medio. Il centro delle sorgenti del tremore vulcanico rimane localizzato nell’area del cratere di sud-est a una elevazione di circa 2.900 metri. Contestualmente anche l’attività infrasonica ha subito un rapido decremento sia nel numero degli eventi che nell’ampiezza.

Ieri fuoco, fulmini e gas esplosivi

Il parossismo etneo del 10 febbraio 2022 sera è stato certamente «uno dei più spettacolari che abbiamo visto in questi ultimi 12 mesi, fra tantissimi altri parossismi spettacolari» ma anche " molto violento». Lo spiega il vulcanologo dell’Ingv di Catania Boris Behncke, indicando «le fontane di lava che hanno superato di gran lunga i 1000, forse anche 1500 m, sopra la cima, e una colonna eruttiva che si è alzata più di 10 km».

Una violenza simile ai vulcani di Indonesia e Giappone

«C'era di tutto e di più - prosegue - fulmini, il crollo di una parte del cono (dovuto probabilmente all’apertura di una fessura eruttiva in quel fianco) del Cratere di Sud-Est, e flussi piroclastici». (br) Il parossismo di ieri non rientra nell’attivita «tipica» dell’Etna. La sua violenza lo accosta «ai vulcani in Indonesia, Giappone, Sud America o magari anche del Vesuvio (che però dorme profondamente)». «I flussi piroclastici - spiega ancora Behncke - sono una sorta di valanghe di gas caldo cariche di frammenti di lava, e sono il fenomeno più letale e distruttivo che un vulcano possa produrre. Sappiamo che nella sua storia geologica l’Etna ha prodotto flussi piroclastici anche importanti, soprattutto 15 mila anni fa, durante le eruzioni cataclismiche alla fine della sua fase 'Ellittico'.

Il repertorio della "vulcanessa"

Ma da alcuni decenni - conclude il vulcanologo - i flussi piroclastici sono entrati in maniera sempre più insistente nel repertorio della nostra 'vulcanessa', e ormai si vedono durante molti dei frequenti episodi parossistici al Cratere di Sud-Est, dovuto alle sue particolari caratteristiche morfologiche e strutturali (fianchi ripidi ed instabili)».

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