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Contrabbando di sigarette sull'asse Sicilia-Tunisia, chiesti 100 anni di carcere

Chiesti oltre cento anni di carcere per gli imputati nel processo che si celebra con il rito abbreviato scaturito dall’inchiesta "Blue wave" della Guardia di Finanza di Palermo, su ordine della Procura europea (Eppo, European Public Prosecutor's Office). L’indagine ha fatto luce sul contrabbando di sigarette sull'asse Tunisia-Sicilia. Chiesta anche la confisca di natanti e di auto utilizzati per il contrabbando. Tra gli imputati ci sono molti palermitani e trapanesi, residenti tra Mazara del Vallo e Castelvetrano.

L’operazione, a novembre del 2021, è scattata dopo due anni di indagini e ha permesso di sgominare due organizzazioni criminali in affari tra loro. L’inchiesta portò al fermo di 13 persone. Il primo gruppo era attivo in provincia di Trapani e in Tunisia e si occupava di reperire sigarette di contrabbando e organizzare le spedizioni via mare fino alle coste sicule. La seconda organizzazione operava nel palermitano e aveva il compito di acquistare all’ingrosso le sigarette arrivate illecitamente in Italia e destinare la merce al mercato del capoluogo isolano. L’ufficio italiano della Procura europea aveva disposto il sequestro preventivo d’urgenza di un’imbarcazione, auto e moto riconducibili ai coinvolti: per un valore complessivo di circa 150.000 euro. Lo scambio delle sigarette di contrabbando avveniva al limite delle acque territoriali nazionali: natanti si incontravano e le casse con la merce venivano trasferite.

Gli sbarchi avvenivano principalmente nel Trapanese (in primis Mazara del Vallo, Marsala e Campobello di Mazara), ma anche nel siracusano. Le sigarette erano stoccate in magazzini mazaresi riconducibili ad alcuni responsabili e in questi locali si rifornivano i componenti del gruppo palermitano. I finanzieri nel giro di due anni sono riusciti a individuare diverse spedizioni illecite e arrestato in flagranza 36 contrabbandieri. Sono state sequestrate 23 tonnellate di sigarette, 10 imbarcazioni (4 pescherecci e 6 motoscafi veloci) per un valore di circa 500.000 euro nonché 170.000 euro in contanti. La vendita illecita dei prodotti avrebbe fruttato incassi per 3,5 milioni di euro e provocato un danno per le casse dell’Unione Europea e dell’erario nazionale per oltre 6 milioni.

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