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Sicilia, rivolta dei dipendenti regionali: stop a progressioni di carriera e premi di rendimento

Il governo Schifani blocca le norme che stanziavano fondi per progressioni di carriera e premi di rendimento. L’assessore Messina si giustifica: «Dobbiamo individuare una copertura finanziaria stabile e duratura per queste misure. Noi abbiamo invece un budget annuale»

Il governo siciliano annuncia il ritiro delle norme che stanziavano nuovi fondi per avviare le progressioni di carriera e aumentare i premi di rendimento ai dipendenti regionali. Se ne riparlerà con la prossima Finanziaria, dunque a fine anno o all’inizio del prossimo. E subito i sindacati hanno proclamato due sit in che saranno la premessa per lo sciopero generale.
Le trattative fra governo e sindacati sono saltate. L’assessore alla Funzione Pubblica, Andrea Messina, fino a ieri mattina ha incontrato le sigle autonome e i confederali cercando di illustrare un percorso «che comunque entro qualche mese porterebbe agli aumenti di stipendio frutto del rinnovo del contratto e all’inizio del 2024 all’avvio della riclassificazione». Cioè al cambio di mansioni che permetterà di inquadrare in categorie più elevate una parte dei dipendenti che oggi si ritrovano in A e B.
La tensione era già alta, perché i sindacati non avevano accettato le rassicurazioni del governo. Poi la pentola a pressione è esplosa quando il governo ha annunciato che le due principali norme che dovevano essere votate ieri, a favore del personale, sono state stralciate. Dunque escono dal testo che raccoglie le misure rimaste in sospeso dopo il varo della Finanziaria bis, la settimana scorsa: dovevano essere votate ieri all’interno di un testo che raccoglie tutto ciò che è stato rinviato ma ora sono state definitivamente tagliate.
Saltano quindi i 3,6 milioni con cui dovevano essere finanziate circa 650 progressioni di carriera. E saltano pure i fondi, 1,4 milioni, destinati a incentivare i premi di rendimento e lo straordinario.

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