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Tangenti al Cas per realizzare la Siracusa-Gela: inflitti 6 anni e mezzo a Gazzara e Astaldi

La sentenza di primo grado per il processo nato dall’inchiesta della Procura di Messina che ipotizza un giro di “mazzette” e casi di corruzione per l’appalto

Cinque condanne. Alcune parecchio pesanti. Poi quattro assoluzioni per le posizioni marginali. Eccola sentenza di primo grado decisa nel pomeriggio al processo sulla corruzione al Consorzio autostrade siciliane che coinvolgeva nove imputati tra imprenditori, funzionari dell’ente e professionisti. Al centro della vicenda il pagamento di presunte tangenti “occulte” e varie irregolarità nella gara d’appalto per l’affidamento dei lavori di tre lotti dell’autostrada Siracusa-Gela, tra il 2014 e il 2015.

Nove, rispetto agli undici indagati iniziali, erano gli imputati coinvolti. Il noto imprenditore Duccio Astaldi, ex presidente di Condotte d’Acqua Spa, l’ex parlamentare Nino Gazzara, già vice presidente e commissario del Cas, i componenti della sub commissione nominata per esaminare la congruità delle offerte della gara, ovvero Pietro Mandanici, Antonino Recupero, Gaspare Sceusa, Sebastiano Sudano e Corrado Magro, poi Maurizio Trainiti, all’epoca direttore generale pro tempore del Cas, e infine il napoletano e braccio destro di Astaldi Antonio D’Andrea, già presidente del consiglio di amministrazione di Cosige Scarl.

La sentenza

Inflitti 6 anni e 6 mesi di reclusione a Gazzara e Astaldi, 4 anni a D'Andrea, poi un anno e 6 mesi a Sceusa e un anno a Trainiti. Assolti da un caso di turbativa d'asta con la formula “perché il fatto non sussiste” Mandanici, Sudano, Recupero e Magro. I giudici hanno poi definito per i condannati il risarcimento in sede civile per il Cas e l'assessorato regionale alla Infrastrutture, che si erano costituiti parte civile, mentre hanno rigettato le richieste avanzate dal Codacons.

Era stata la sostituta della Dda Rosanna Casabona, il 23 maggio scorso, a formulare la requisitoria davanti ai giudici della sezione penale del Tribunale di Messina presieduta da Maria Eugenia Grimaldi. E per le condanne principali il verdetto di oggi ricalca sostanzialmente le sue richieste.

Il quadro dei reati contestati a vario titolo in questa vicenda dalla procura peloritana era molteplice. Si andava dalla turbata libertà degli incanti all’abuso d’ufficio, passando poi per alcuni presunti casi di corruzione. In sentenza i giudici per chi rispondeva di altri reati hanno ritenuto l'abuso d'ufficio “assorbito” dalla corruzione, mentre per chi rispondeva solo di questo reato hanno deciso la condanna.

La replica

«È una sentenza che lascia fortemente perplessi. L’accusa presentava forti debolezze, sia strutturali sia probatorie, eppure il Tribunale ha condannato per una corruzione che non trovava conferma né nelle dichiarazioni di chi ha patteggiato, né nell’assoluzione di concorrenti necessari e in assenza di collegamento tra presunti corrotti e presunti corruttori. Spetterà pertanto alla Corte d’Appello porre rimedio a questa decisione ingiusta». È quanto dichiarano il professor Luca Marafioti e l’avvocato Paolo Tommasini, legali dell’ingegner Duccio Astaldi, in merito alla sentenza dela prima sezione del Tribunale di Messina nell’ambito del processo sulle presunte tangenti per l’affidamento dei lavori di tre lotti dell’autostrada Siracusa-Gela.

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