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La Sicilia brucia tra indifferenza e inadeguatezza

La Sicilia in preda ad un collasso climatico senza precedenti sta bruciando da giorni tra inadeguatezza regionale e indifferenza nazionale, le temperature quasi sfiorano i 50 gradi in parecchie aree, il crepitio intermittente delle fiamme sconvolge tutto e prende alla gola, molte Statali e alcuni tratti di autostrada sono chiusi da parecchie ore.

E come ai tempi della guerra siamo riusciti a resuscitare la categoria degli “sfollati”, che sono oltre duemila in tutta l’isola secondo la prima stima. Impressionante e inaccettabile.

Catania è tutta intera senza energia elettrica e acqua da giorni, a Palermo si registrano già dei cadaveri e dei feriti, Siracusa ha il record della temperatura più elevata (47.6° ieri), e Messina ha il fronte più vasto di fuoco mai visto da decenni con centinaia di case tra città e provincia sgomberate e interi centri a rischio totale d’evacuazione (a Oliveri è già successo ieri con la gente radunata al campo sportivo).

I roghi sono ormai minacciosi e drammatici tutt’intorno alle case e la gente scappa in auto prendendo quel poco che può, mentre le sirene dei vigili del fuoco, veri eroi, ululano ovunque. Ancora una volta, uno scenario realmente apocalittico, non è affatto un’esagerazione, s’è presentato sull’isola e ha messo in evidenza in tutta la sua estrema gravità l’impreparazione e l’improvvisazione della macchina amministrativa regionale nel fronteggiare tutto questo catastrofico luglio rovente, oltre a mettere in luce l’atavica mancanza di controlli seri per curare la nostra amata terra con la prevenzione tagliafuoco, fondamentale per non consentire ai roghi di propagarsi incontrollati e spinti dal vento. Tra mancata prevenzione e incuria nella gestione del territorio la Sicilia brucia. E chi deve agire per proteggerla lo faccia senza alcuna esitazione.

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