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Stupro di gruppo a Palermo, invettiva di Emma Dante: evirare i portatori di fallo fallace

«Sarebbe un grande rimedio, finalmente, evirare il maschio portatore di fallo fallace a scopo sanitario e ascetico. Allora, questo genere di maschi, ripuliti da superflui pezzi di carne, canterebbero al cielo melodie soavi con le loro voci bianche...». Così la regista teatrale e drammaturga italiana Emma Dante in un’invettiva sui social contro gli stupri e non solo di gruppo come quello che ha sconvolto Palermo, la sua città, e l’Italia tutta.

«A che serve quel coso moscio, quel pezzetto di carne che pesa meno di un etto, quella protuberanza fastidiosa che a volte si mette a destra e a volte a sinistra, quel naso brutto senza narici, quella piccola sporgenza imbarazzante, quell'illusione di centro del bacino, centro del maschio, centro del mondo, quel palloncino che si gonfia con la pompetta della libido e diventa arma tagliente, pugnale penetrante, esaltazione dell’io, pene immondo che insozza la poesia di corpi sublimi fatti di vallate e promontori. Perchè non asportarlo subito quel pungiglione velenoso?» provoca l’artista che riceve centinaia di commenti in rete e anche molte condivisioni del testo. Rivolta agli uomini che commentano la regista aggiunge di aver scritto questo messaggio «per farvi emergere, per farvi indignare... ma la cosa davvero incredibile è che tutti i portatori di fallo si sono indignati, indistintamente, con gli occhi iniettati di sangue, senza leggere in profondità il senso del mio messaggio che era rivolto agli assassini, a quelli che del pene fanno un’arma contro i deboli, donne e bambini. Un mese fa a Palermo una ragazza è stata stuprata da 7 uomini. Io credo che questa ragazza sia stata assassinata anche se resta viva, mentre questi uomini tra qualche mese saranno di nuovo a piede libero col miccio teso!».

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