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Siracusa, i figli non andavano a scuola: 85 denunciati

Rischiano di perdere sussidi o Rdc.E c'è la dispersione nascosta

I Carabinieri del comando provinciale di Siracusa hanno segnalato all’Autorità giudiziaria 85 persone, tra genitori ed esercenti la potestà genitoriale, per non avere mandato i figli a scuola o comunque non avere vigilato che frequentassero regolarmente le lezioni. Sugli indagati saranno eseguite anche delle verifiche: se sono percettori del reddito cittadinanza, o di altre agevolazioni a livello comunale, sarà chiesto per loro l’annullamento del sostegno economico. «A Siracusa - spiega il comandante provinciale dell’Arma, il colonnello Gabriele Barecchia - sull'abbandono scolastico c'è un protocollo che abbiamo firmato e attuiamo. Poi c'è un aspetto più umano: i carabinieri sono sul territorio e vediamo per le strade tanti ragazzini. Parliamo con loro per far loro capire che ci può essere un futuro differente: che hanno il diritto a un’istruzione e a conoscere un mondo migliore, da vedere, scoprire e a cui partecipare. Vogliamo fare uscire i ragazzi da quelle aree dove i genitori li costringono».

Il tasso di abbandono scolastico in Sicilia è tra i più alti d’Italia, con Catania tra le città in 'maglia nerà. E anche la provincia Aretusea ha un tasso elevato di dispersione. Proprio per questo, lo scorso 30 novembre, è stato firmato un Protocollo voluto dal prefetto Giusi Scaduto e promosso dal presidente del Tribunale per i minorenni di Catania, Roberto Di Bella, per prevenirla e combatterla. Da quel documento è nata una strategia condivisa: creare una 'alleanzà tra soggetti istituzionali per incidere nella prevenzione, mappando i quartieri maggiormente a rischio, intercettando il disagio e svolgendo attività di supporto alle famiglie. "Il protocollo - ricorda il col. Barecchia - è stato sottoscritto in un luogo simbolo: il posto fisso dei carabinieri in via Algeri, una zona abbandonata, proprio per ribadire la centralità delle periferie. Per riaffermare che lo Stato è presente».

Naturalmente è garantito l’anonimato della scuola per evitare ritorsioni: «A Noto ci sono bambini fra elementari e medie che lasciano gli studi - rivela il luogotenente Andrea De Meis, comandante della locale stazione dei carabinieri - qui c'è un quartiere dove è presente una comunità nomade e i loro piccoli sono spesso in giro per l’Italia e rientrano con i familiari per le feste. Ci sono famiglie disagiate che lasciano i bambini al loro destino: li fanno stare a casa senza un vero motivo. Purtroppo non rispondono alle nostre sollecitazioni. E la scuola prova a fare quello che può anche tramite i servizi sociali del Comune. Lavoriamo in sinergia - chiosa - e riusciamo anche a raccogliere dei frutti. Noi non ci fermiamo». Da qualche tempo, infine, è evidente che particolare attenzione va rivolta non solo agli studenti che abbandonano la scuola o la frequentano poco ma anche a tutti coloro che terminano il ciclo di studi scolastico senza possedere le competenze di base necessarie. Questa forma di dispersione scolastica è definita dispersione scolastica implicita o nascosta.

Nel 2019 la dispersione scolastica implicita si attestava al 7,5%, per salire al 9,8% nel 2021 a causa di lunghi periodi di sospensione delle lezioni in presenza a causa del Covid. Nel 2022 si era già osservata una leggera inversione di tendenza. Il 2023 conferma un più rilevante calo della dispersione scolastica implicita che si attesta all’8,7% (‐1 punto percentuale rispetto al 2022). Se le prime stime Invalsi troveranno conferma negli anni futuri, la quota dei giovani tra i 18 e i 24 anni che abbandonano prematuramente l’istruzione e la formazione sembra avvicinarsi al traguardo prescritto dal Pnrr alla fine del 2025 (10,2%). Tuttavia al sud la dispersione scolastica implicita rimane elevata: Campania (19%), Sardegna (15,9 %), Sicilia (13,6%), Calabria (13 %) e Basilicata (10,6 %).

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