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Disabile incinta dopo una violenza sessuale all'oasi di Troina: scatta la condanna definitiva per Alessio L'Episcopo

Era emerso che l’Episcopo nel momento in cui Troina era stata dichiarata «zona rossa», proprio per il focolaio di Covid scoppiato all’interno dell’Oasi, si era offerto «volontario» per prestare i turni nel reparto allestito per i pazienti positivi al virus, dove la sua vittima era ricoverata.

E’ divenuta definitiva la condanna per Alessio L’Episcopo, 41 anni, ex operatore sociosanitario di Troina (Enna), che nel 2020 ha abusato di una giovane con gravissima disabilità psichica ospite dell’Oasi Maria Santissima di Troina. La giovane a seguito degli abusi, avvenuti durante il lockdown imposto per la pandemia da Covid 19, rimase incinta.

La Terza sezione penale della Corte di Cassazione ha ritenuto inammissibile il ricorso presentato dalla difesa dell’uomo e passa in giudicato la condanna a 7 anni e 6 mesi che era stata inflitta dalla Corte d’appello di Caltanissetta. In primo grado, il tribunale di Enna aveva condannato l’Episcopo a 10 anni di reclusione.

L’uomo era stato arrestato il 7 ottobre del 2020, quando all’interno della struttura di ricovero e cura per disabili gravi venne scoperta la gravidanza della giovane disabile e la madre della ragazza, assistita dall’avvocato Eleanna Parasiliti Molica, presentò una dettagliata denuncia sui fatti alla Squadra mobile di Enna.

L’Episcopo, assistito dall’avvocato Eliana Maccarrone, sostenne di essere stato «provocato» dalla disabile. L’uomo in servizio dal 2018 nella struttura di ricovero e cura per i disabili gravissimi aveva confessato di avere avuto un rapporto sessuale con la giovane tra la fine di marzo ed i primi di aprile 2020, mentre la struttura era in lockdown per un grosso focolaio di Covid 19.

Era stato l’esame comparativo tra il Dna di L’Episcopo e quello del nascituro, disposto dalla procura di Enna ed eseguito nei laboratori della Polizia scientifica e dal «Eurofins genoma group srl», con la tecnica dell’estrapolazione del Dna del nascituro dal sangue della mamma a stabilire una compatibilità pari al 99.9%, con il Dna dell’uomo reo confesso dell’abuso.

La conferma definitiva era arrivata dopo la nascita. I ginecologi incaricati dalla procura di esaminare la giovane disabile, avevano escluso che vi sia stato un unico rapporto sessuale, mentre la neuropsichiatra e la psicologa incaricate dalla procura di accertare la capacità cognitiva della vittima, hanno ritenuto che la vittima è «totalmente incapace di esprimere qualunque consenso», dal momento che ha gravi difficoltà anche a rispondere ai bisogni primari.

La vicenda aveva destato enorme scalpore ed era emerso che l’Episcopo nel momento in cui Troina era stata dichiarata «zona rossa», proprio per il focolaio di Covid scoppiato all’interno dell’Oasi, si era offerto «volontario» per prestare i turni nel reparto allestito per i pazienti positivi al virus, dove la sua vittima era ricoverata.

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