Può un’opera che unisce due sponde dividere così tanto? Può, se l’opera in questione è prevista al Sud, tra Sicilia e Calabria, nello Stretto. E così il Ponte (ri)diventa motivo di discussione e di scontro tra forze politiche e schieramenti contrapposti, ma anche all’interno dei partiti e tra sindaci di città diverse. A tenere banco da ieri è la questione Cracolici-Pd. Le dichiarazioni rilasciate dall’autorevole esponente siciliano del Partito democratico, che è anche presidente della Commissione regionale antimafia dell’Ars, nel corso di un convegno di Confcooperative a Palermo, hanno scatenato un putiferio.
L’antefatto
«Il Ponte sullo Stretto se si fa, è un’opportunità. Parliamo, alla fine, di una strada e una strada non è né di destra né di sinistra, non ci può essere ideologia». Poche ma significative frasi, a ribadire un concetto che Cracolici aveva già espresso più volte, nel corso dei decenni. Una posizione che, d’altra parte, in altre epoche, trovava consensi quasi unanimi all’interno del suo partito, in Sicilia e non solo, quando i vari Governi Prodi, D’Alema e Renzi “tifavano” per la realizzazione del collegamento stabile tra l’Isola e il continente.
Il richiamo all’ordine
«Le dichiarazioni dell’onorevole Antonello Cracolici, favorevole alla costruzione del Ponte sullo Stretto, sono una sua legittima opinione che tale rimane a titolo personale. Le sue parole di sicuro non rispecchiano la posizione di assoluta e ferma contrarietà alla costruzione della mega opera assunta dal partito nazionale e a livello regionale e locale». È il Comitato provinciale del Pd Messina che, in qualche modo, ricorda al deputato regionale, che la linea ufficiale è quella dettata dalla segretaria Elly Schlein, la quale, «all’ultima Festa regionale dell’Unità di Agrigento ha ribadito come si stia discutendo di un progetto costosissimo, dannoso e anacronistico, mentre le esigenze e i bisogni della Sicilia vanno in tutt’altra direzione». Non solo. Cracolici viene accusato, di fatto, di fare da sponda al “nemico”: «Il Ponte è solo un’opportunità per Matteo Salvini e per la Lega di fare propaganda elettorale sulla pelle dei siciliani mentre Schifani, immaginando di distrarre oltre un miliardo di euro dai fondi di coesione per metterli sul Ponte, sta cancellando il presente e il futuro della nostra terra», concludono così i coordinatori provinciali del Pd.
La “divertita” controreplica
«Leggo tra il divertito e lo stupito alcune reazioni a seguito del mio intervento all'assemblea di Confcooperative della Sicilia». Arriva, immediata, la controreplica del diretto interessato. «Come spesso accade, a commentare sono persone che non avendo mai nulla da dire commentano quello che viene detto da altri – afferma il presidente dell’Antimafia –. Con l'aggravante che non approfondiscono ciò di cui parlano, ma si limitano a commentare i titoli. Ribadisco il mio non essere contro al Ponte sullo Stretto di Messina per partito preso. Non lo sono e non lo sono mai stato. Ho sempre manifestato questa mia opinione in tutte le sedi, dentro e fuori il mio partito. Ma il paradosso è che questa polemica sul mio intervento scoppia sia da parte di chi dice “no” a prescindere sia da parte di esponenti della Destra che rivendicano il riavvio delle procedure per realizzare un Ponte che difficilmente vedranno i nostri nipoti. Ho detto e ribadisco che per finanziare l'avvio del Ponte sono stati utilizzati esclusivamente 1,2 miliardi di euro destinati alle opere infrastrutturali per la Sicilia. Insomma, Salvini e il governo Meloni vogliono fare il Ponte a spese della Sicilia.
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