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Mafia, colpo ai clan Trapanesi: tra i 21 arrestati anche l'ex vicesindaco di Custonaci Guarano. Il boss: "Incontrai Messina Denaro in una grotta"

Indagati a piede libero l'ex sindaco Giuseppe Morfino e un consigliere comunale di maggioranza in carica

La Direzione Investigativa Antimafia, la Polizia di Stato di Trapani ed il Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Trapani hanno dato esecuzione a Ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Palermo, su richiesta della locale Procura della Repubblica - Direzione Distrettuale Antimafia, con cui sono state disposte 21 misure restrittive, di cui 17 in carcere e 4 ai domiciliari, nei confronti di altrettante persone ritenute appartenenti alle famiglie mafiose di Custonaci, Valderice e Trapani, appartenenti al mandamento del capoluogo trapanese.

Contestualmente sono state eseguite numerose perquisizioni anche nei confronti di ulteriori soggetti indagati a piede libero ed è stata altresì acquisita documentazione tecnico-amministrativa e contabile presso il Comune di Custonaci: tra gli arrestati figura l'ex vicesindaco Carlo Guarano, mentre l'ex sindaco Giuseppe Morfino e un consigliere comunale di maggioranza in carica, tutti indagati a piede libero, sono stati perquisiti.

L'operazione "Scialandro"

L’operazione congiunta denominata “Scialandro”, durata due anni, cui hanno lavorato la D.I.A. di Palermo e Trapani, la Squadra Mobile della Questura di Trapani, nonché il citato Nucleo Investigativo dell’Arma dei Carabinieri di Trapani, ha permesso di raccogliere a loro carico gravi indizi di colpevolezza per reati di natura associativa di stampo mafioso o comunque per reati connotati dall’aggravante mafiosa.

Nello specifico, le indagini hanno portato alla luce sinergie e rapporti opachi tra esponenti della vecchia amministrazione comunale di Custonaci e le consorterie mafiose grazie ai quali queste ultime riuscivano ad imporre all’ente locale i nominativi dei beneficiari di contributi solidaristici per far fronte alle condizioni di disagio economico dovuto alla pandemia da Covid-19, o a pilotare l’affidamento di appalti pubblici in favore di ditte colluse o a loro riconducibili, anche per interposta persona, una delle quali aveva proceduto all’assunzione fittizia di un ergastolano allo scopo di consentirgli di beneficiare della semilibertà.

Il controllo socio-economico del territorio veniva attuato anche attraverso estorsioni e intimidazioni nei confronti dei titolari di aziende agricole per dissuaderli dall’acquisto di terreni finiti nel mirino dei sodalizi mafiosi.

Il boss arrestato, incontrai Messina Denaro in una grotta

Rivela, non sapendo di essere intercettato, di aver incontrato Matteo Messina Denaro durante la latitanza. Un vertice segretissimo che sarebbe avvenuto in una grotta. Protagonista del racconto, che rappresenta un capitolo dell’ultimo blitz antimafia della dda di Palermo, è Vito Manzo, arrestato oggi e già condannato per associazione mafiosa. Secondo gli inquirenti, sarebbe affiliato alla "famiglia" di Valderice, centro del trapanese. Per ribadire la sua affidabilità e la fiducia che in lui riponevano i massimi vertici dell’organizzazione mafiosa, Manzo diceva: «io preciso, senza offesa, come si cammina io io so. Io come si cammina io so! Quello lì con questi occhiali che loro vanno cercando sempre di continuo (Messina Denaro ndr), dentro una grotta, mi ha detto a me, dice: 'questa cosa! Va bene! ' Dopo che è sparito». Millanterie o realtà? stanno cercando di accertarlo gli inquirenti.

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