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Accusa di corruzione per Calafiore, a Messina due udienze per i vari filoni giudiziari del “sistema Siracusa”

Un’accusa che cambia. E un processo che ricomincia, questa volta in appello. Ecco la “due giorni” giudiziaria che s’è celebrata a Messina sul cosiddetto “sistema Siracusa”, ovvero la grande rete di corruzione giudiziaria messa in piedi dall’avvocato aretuseo Piero Amara che fu al centro della prima grande inchiesta della Procura di Messina retta all’epoca da Maurizio de Lucia, sui fatti di corruzione in atti giudiziari. Un sistema collaudato di influenze e patti sporchi che in mano ad Amara e al suo “socio di minoranza”, anche lui avvocato e siracusano, Giuseppe Calafiore, ha praticamente infettato l’Italia e adesso è tema processuale consolidato in varie procure e tribunali del Paese.
Cominciamo da giovedì mattina, quando davanti alla gup Claudia Misale s’è trattata la definizione del patteggiamento per l’avvocato Calafiore, che “tornava indietro” dalla Cassazione dopo una serie di annullamenti e ricorsi della Procura generale di Messina sulla sua esiguità per quanto riguarda il quantum della pena. La Cassazione in sostanza nel febbraio scorso aveva annullato il patteggiamento a dieci mesi e quattro giorni, e aveva anche indicato la necessità di una riqualificazione del reato - nella vicenda era coinvolto anche l’ex senatore di Ala Denis Verdini, già condannato per gli stessi fatti in primo grado -, spiegando che dalla contestazione di finanziamento illecito ai partiti bisognava passare a un caso di corruzione per atti d’ufficio vero e proprio.
E così giovedì mattina davanti alla gup Misale i pm della Procura di Messina Antonio Carchietti e Antonella Fradà hanno depositato agli atti una nuova contestazione accusatoria di corruzione per Calafiore. Il suo difensore, l’avvocato Alberto Gullino, ovviamente ha chiesto tempo per studiare questo nuovo quadro che s’è delineato, per poi poter proporre una nuova proposta di patteggiamento. La gup Misale ha quindi rimandato tutti al 18 gennaio, quando l’udienza entrerà nel vivo e la giudice dovrà poi stabilire se ritiene congrua la proposta di patteggiamento.

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