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Sicilia, pioggia di fondi per tamponare la fuga dalla sanità pubblica

Decreto dell’assessora regionale alla Salute. Indennità ai medici che lavorano in prima linea

Una pioggia di fondi sulla sanità siciliana. Un decreto dell’assessore alla Salute stanzia i fondi per due indennità extra a medici e infermieri dei pronto soccorso e delle aree di emergenza-urgenza in genere. Un emendamento del governo alla Finanziaria in discussione all’Ars premia i camici bianchi che accetteranno di lavorare negli ospedali di provincia con un bonus extra di 18 mila euro lordi all’anno. Mentre per le Rsa convenzionate arriva un aumento delle rette del 6 per cento annuo che costerà alla Regione 22 milioni.

L’indennità per tutti i medici

Il decreto firmato dall’assessore Giovanna Volo e dal capo del dipartimento Pianificazione Strategica della Sanità Salvatore Iacolino, stanzia 13 milioni e 152 mila euro per assegnare una indennità a tutti indistintamente i medici e gli infermieri impiegati nei pronto soccorso e nei reparti di emergenza. Il budget è frutto di fondi ministeriali e verrà ora diviso a ogni Asp e ospedale che a sua volta lo distribuirà al personale in base a due parametri: il 70% in parti uguali a tutti, il 30% ai reparti che hanno registrato più prestazioni. Le somme stanziate permettono di pagare in un’unica soluzione due annualità: quella per l’anno in corso e quella per il 2022, promessa ma mai pagata.

Il bonus per prestazioni extra

Per pagare la seconda indennità il budget è invece di 5 milioni e 700 mila euro. E vale in termini pratici molto di più perché assegna 100 euro all’ora a ogni medico che accetterà di svolgere prestazioni aggiuntive al proprio turno quotidiano e 50 euro l’ora per ogni infermiere.
Per Iacolino «si tratta di misure che incentivano il personale a prestare servizio nei reparti dove c’è maggiore carenza». I sindacati, però, sono contenti a metà. Totò Sampino e Fortunato Parisi segretari della Uil Fpl e Uil Medici Sicilia è soddisfatta ma mostra cautela sugli effetti: «È una prima risposta concreta per fronteggiare l’emergenza negli ospedali siciliani dove si registrano liste d’attesa interminabili e dove ci sono pochi dottori costretti a turni massacranti, spesso vittime di violenze da parte degli utenti. Speriamo che si possa procedere con un percorso serio e costruttivo per avere maggiore personale all’interno delle strutture sanitarie». Mentre per Alessandro Idonea, segretario regionale della Fials, «per il pronto soccorso l’indennità è minima, bisogna prevedere di più per trattenere i medici come stanno facendo le altre Regioni che stanno integrando le risorse ministeriali con fondi propri». Sulla stessa linea Salvo Calamia, segretario regionale del NurSind: «Apprezziamo il decreto ma servono più risorse».

Incentivo per sedi periferiche

Queste prime due indennità verranno pagate entro fine anno, questa la previsione dell’assessorato. Nel frattempo dovrebbe divenire realtà anche l’indennità extra per i medici degli ospedali in aree periferiche e disagiate. La logica dell’emendamento alla Finanziaria predisposto dal governo è più o meno la stessa di quella che ha ispirato le prime due indennità: evitare che i medici in servizio in piccoli ospedali di frontiera fuggano verso i privati, come sta già accadendo da mesi. E di riflesso l’obiettivo è incentivare altri medici ad accettare incarichi, anche a termine, negli ospedali di provincia. La norma al vaglio dell’Ars prevede di assegnare l’incentivo di 18 mila euro lordi annui ai medici «che prestano servizio in ospedali che presentano le maggiori carenze di organico con esclusioni di quelli ricadenti nelle città metropolitane (cioè Palermo, Catania e Messina)». La stessa norma assegna la priorità nel ricevere il bonus a chi lavora nei pronto soccorso e nei reparti d’urgenza, poi a quanti sono in servizio nelle sedi disagiate e, infine, a chi lavora già in ospedali con gravi carenze di organico.

Il budget stanziato dal governo Schifani per dare copertura alla norma è di 25 milioni all’anno

Va detto che, alla viglia della campagna elettorale per le Europee, la sanità resta una delle materie più ricche di misure nella Finanziaria in discussione in questi giorni all’Ars. Terreno di interesse politico trasversale, per cui si stanno moltiplicando gli emendamenti che premiano sia le categorie di lavoratori che i comparti imprenditoriali. In quest’ottica rientra il finanziamento che il governo ha garantito alle Rsa, le residenze per anziani e i lungodegenti: la norma inserita dall’assessore all’Economia, Marco Falcone, nel testo base stanzia 22 milioni all’anno dal 2024 al 2026 per aumentare le tariffe che incassano queste strutture convenzionate. L’aumento era una delle richieste più volte avanzate dal presidente del comparto Socio-sanitario di Confindustria, Francesco Ruggeri: «In realtà queste somme basterebbero ad assegnare aumenti del 6%. Noi avremmo bisogno di qualcosa in più, auspichiamo si possa arrivare a incrementi tariffari del 13%». È il segnale di quanto forte sarà la pressione di tutte le categorie sull’Ars e sul governo fra qualche giorno, quando la Finanziaria arriverà in aula (probabilmente a partire da martedì 19).

 

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