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Ponte sullo Stretto, «programmi invariati» dopo la rideterminazione delle somme da parte di Governo e Regione

Il Governo intenzionato a rideterminare i fondi da destinare al Ponte. E la Regione siciliana che ha deciso di diminuire, se non cancellare del tutto, il contributo promesso quale quota di compartecipazione alla realizzazione della grande infrastruttura di collegamento tra l’Isola e il Continente. Notizie che hanno fatto paventare l’ipotesi di una clamorosa marcia indietro, tra Roma e Palermo, e qualcuno ha anche profetizzato che «il Ponte non si farà mai più».
Ma come stanno in realtà le cose? Secondo l’amministratore delegato della società Stretto, Pietro Ciucci, non cambia assolutamente nel percorso avviato, che dovrebbe sfociare nell’approvazione definitiva del progetto esecutivo entro il 31 luglio del 2024, passando poi alla fase della cantierizzazione. E lo stesso viene affermato dal ministro dei Trasporti Matteo Salvini, il quale ribadisce a ogni piè sospinto che la prossima estate sarà quella dell’inizio della «più grande opera, simbolo dell’orgoglio e dell’intelligenza italiani».
Va ricordato un dato: qualche giorno prima che venisse annunciata la volontà sia del Governo sia della Regione di modificare le previsioni relative alle risorse da inserire nelle rispettive Finanziarie, c’era stato l’aumento di capitale sociale, con l’immissione nelle casse della “Stretto di Messina” di altri 370 milioni di euro. Se ci fosse stata la volontà di un disimpegno, non si sarebbe assunta tale decisione, approvata all’unanimità dall’assemblea straordinaria della Spa, della quale fanno parte i due Ministeri – quello dell’Economia guidato da Giorgetti e il Mit, Trasporti e Infrastrutture, con a capo Salvini –, insieme con Rete ferroviaria italiana, l’Anas e le due Regioni interessate dal progetto (Calabria e Sicilia). La formalizzazione dell’incremento di capitale avverrà entro il 18 dicembre. Perché questo atto ha assunta una obiettiva rilevanza? Presto detto. Intanto, si è raddoppiato il capitale iniziale che adesso supera quota 670 milioni, una dotazione finanziaria che consente alla “Stretto” di andare avanti con le attuali procedure, cioè tutto l’iter dell’aggiornamento della progettazione definitiva e il passaggio alla fase esecutiva. Con l’aumento di capitale, si è anche dato attuazione a quanto era stato previsto dal decreto convertito in legge, approvato dal Parlamento nello scorso mese di maggio. Il Mef (il ministero dell’Economia e Finanza) è diventato il maggiore azionista con il 55,16%, il Mit con l’Anas detiene il 36,70%, poi Rete ferroviaria italiana ha 5,83%. Alle due Regioni è stata riservata una quota quasi simbolica, pari all’1,16%.

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