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Laccoto, presidente della commissione Salute dell’Ars: «In Sicilia c’è un’emergenza sanità»

L’emergenza sanità, in Sicilia, la toccano con mano quasi quotidianamente i siciliani stessi. Riscontrando l’assenza dei medici di base nei territori più periferici, trascorrendo ore in attesa nei pronto soccorso, facendo ricorso – chi può – alla sanità privata, laddove il pubblico non è in grado di dare risposte e di darne, soprattutto, in tempi accettabili. Se poi anche la commissione Salute dell’Ars, presieduta dal deputato messinese della Lega Giuseppe Laccoto, mette in piedi un convegno nel quale riunisce attorno allo stesso tavolo tutti gli attori di questa complessa scena regionale, e quel convegno lo chiama, appunto, “Emergenza sanità”, significa che le stesse istituzioni sono consapevoli di una crisi dalla quale – questo è il sottotitolo del convegno che si terrà il 18 gennaio a Palermo – bisogna uscire cercando “prospettive e soluzioni”.
«L’emergenza sta innanzitutto nella mancanza di medici – sintetizza Laccoto –, nei pronto soccorso, nell’assenza di figure chiave come anestesisti, cardiologi , ortopedici. Sta in una programmazione sbagliata nel passato e per questo abbiamo chiamato tutti gli attori principali del campo sanitario per focalizzare questa situazione, cercando di trovare una visione d’insieme. La sanità pubblica è in crisi in Sicilia, così come in tutta Italia. In tante audizioni, in commissione Salute, abbiamo raccolto le richieste e i disagi del territorio, specie delle aree più periferiche».

I cittadini vivono i disagi e ne chiedono i motivi. Ad esempio chiedono il perché di questa carenza di medici.

«Una delle ragioni è da ricercare nel numero chiuso nelle facoltà di Medicina. Per avere uno specializzato dobbiamo aspettare 11 anni. E da qui a 2 anni la situazione sarà ancora peggiore, perché molti medici, o anche pediatri di base, andranno in pensione. Oggi dobbiamo pensare a delle soluzioni, partendo dalle nomine dei direttori generali, dalla programmazione triennale, dalla rete ospedaliera. Dobbiamo frenare la fuga dei medici dal pubblico».

Perché c’è questa fuga?

«Certamente ci sono motivi economici, nel privato non c’è il limite imposto nel pubblico dal contratto nazionale. Oggi i medici hanno troppe responsabilità, nei pronto soccorso sono rimaste vuote 6 mila borse di specializzazione. E più i medici sono pochi, più i turni sono massacranti. Per questo chi è rimasto deve essere davvero considerato un eroe».

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