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Sanità, in Sicilia appalti incagliati e opere a rilento: pochi soldi e tante difficoltà a Messina e Trapani

Mentre la magistratura contabile sta accendendo i riflettori sul piano da 237 milioni, il governo Schifani si prepara a una manovra di salvataggio degli appalti rimasti bloccati. Operazione che costerà però 70 milioni in più del previsto, portando così il totale dell’investimento a 307.

Dovevano essere pronte in tempo per fronteggiare la terza ondata di Covid, ma delle nuove terapie intensive programmate nel 2021 appena il 40% è stato realizzato. E lo stesso vale per i nuovi pronto soccorso. Così, mentre la magistratura contabile sta accendendo i riflettori sul piano da 237 milioni, il governo Schifani si prepara a una manovra di salvataggio degli appalti rimasti bloccati. Operazione che costerà però 70 milioni in più del previsto, portando così il totale dell’investimento a 307.

Il piano per potenziare la sanità pubblica era stato varato nel momento di massima aggressività del Covid, quando la terza ondata era in corso e si prevedeva già la quarta. Il governo nazionale stanziò 130 milioni, a cui Musumeci aggiunse una quota regionale di 107 milioni, per realizzare 571 nuovi posti letto in terapia intensiva e sub intensiva e 29 fra nuovi pronto soccorso e ammodernamento di vecchie sedi.

La gestione di questi fondi è stata travagliata, e molto. Prima se ne è occupato il commissario straordinario Tuccio D’Urso, poi per un anno il capo del dipartimento Tecnico Salvatore Lizzio. Infine Schifani ha ridato le competenze all’assessorato alla Sanità e in particolare al dipartimento Pianificazione Strategica guidato da Salvatore Iacolino.

L’assessorato ha chiesto prima a Lizzio e poi ai vertici delle Asp di fare il punto sul reale stato di avanzamento dei lavori. Ed è emerso che dei nuovi 253 posti letto di terapia intensiva programmati nel 2021 solo 135 sono stati attivati mentre per quanto riguarda i 318 di sub intensiva il bilancio è di appena 102 attivati.

Peggio è andata per i pronto soccorso: il piano prevedeva nuove strutture e potenziamento di quelle esistenti per un totale di 20.360 metri quadrati. Ma sono stati realizzati lavori in appena 8.704 metri quadrati.

Le aree in maggiore difficoltà sono quelle di Trapani e Messina, dove la maggior degli interventi programmati risulta ferma al palo o in corso ma troppo lentamente. E tuttavia è in ogni angolo della Sicilia che qualcosa è rimasto solo sulla carta. Anche per questo motivo da qualche settimana la Corte dei Conti ha iniziato a chiedere la documentazione degli investimenti avviati o bloccati durante la precedente gestione del piano.

Nel frattempo però l’interesse a realizzare le nuove terapie intensive e i pronto soccorso non è scemato e Renato Schifani ha dato impulso all’assessorato affinché si possa arrivare a una nuova tabella di marcia. Da qui le richieste da parte di Iacolino ai manager per un dettaglio sulle opere ancora da realizzare.

Ne è venuto fuori soprattutto un aumento dei costi: solo per completare le opere in corso, quelle avviate ma non arrivate al traguardo, servirebbero almeno altri 67 milioni. Il motivo, hanno spiegato i manager, è legato all’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia. Mentre per avviare le opere mai partite la previsione è di un budget ulteriore di almeno 33 milioni.

Iacolino ha relazionato tutto ciò al presidente chiedendo espressamente che vengano stanziati almeno i 70 milioni necessari a portare a termine la maggior parte dei cantieri. E l’intenzione del governo è di attingere ai fondi Fsc, il cui piano è appena stato approvato dalla giunta, per completare gli appalti in corso e aumentare il numero di posti in terapia intensiva e sub intensiva. Tra l’altro, si tratta di posti che vanno in deroga al target dell’attuale rete ospedaliera. Dunque è un aumento reale di letti senza che debbano essere fatti tagli ad altri reparti.
In ogni caso il cosiddetto potenziamento della rete che doveva compiersi entro il 2022 (termine poi prorogato a fine 2023) non arriverà in tempi brevi, visto che il governo nazionale ha prorogato fino al 2026 la possibilità di investire i fondi. Un salto in avanti nel tempo dettato anche dal fatto che la Sicilia non è fra le Regioni più indietro nell’investimento. C’è chi sta peggio.

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