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Mafia, politica e affari a Palermo: arrestato Mimmo Russo, ex consigliere di FdI e paladino dei precari

Un comitato di interessi a Palermo, formato da amministratori pubblici, massoni e mafiosi, per la realizzazione di un centro commerciale. Tre gli arresti dei carabinieri del Comando provinciale, su richiesta della Dda (uno in carcere e due ai domiciliari), per concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione aggravata dal metodo mafioso, corruzione, traffico di influenze illecite aggravato dall’avere favorito l’associazione mafiosa.

I militari hanno arrestato Mimmo Russo, ex consigliere comunale di FdI e volto conosciuto a Palermo, in particolare nel mondo dei lavoratori precari: è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio politico-mafioso. Per questo il provvedimento è stato disposto dal gip di Palermo Walter Turtirici che ha accolto le richieste del procuratore Maurizio de Lucia, dell’aggiunto Marzia Sabella e del sostituto Andrea Fusco. Il gip ha disposto la custodia cautelare in carcere per Russo e gli arresti domiciliari per Gregorio Marchese e Achille Andò.

Il provvedimento scaturisce dalle indagini del Nucleo investigativo dei carabinieri di Palermo, nel periodo 2020/2023, su delega della Dda di Palermo in ordine al rapporto esistente tra un sindacalista, amministratore locale del Comune metropolitano, in carica sino al giugno del 2022, ed esponenti di Cosa nostra palermitana.

Russo è stato il primo consigliere comunale per Fratelli d’Italia a Palermo. Aveva aderito al partito nel 2017, subito dopo essere stato eletto consigliere nella lista Palermo 2022 che aveva sostenuto Leoluca Orlando, vincitore di quella tornata elettorale. In quella lista aveva ottenuto 1.001 voti, al quarto posto per numero di preferenze tra i 40 candidati. Alle ultime comunali del 2022, Russo si è ricandidato con la lista di FdI ma non è stato eletto: è arrivato undicesimo nella lista dei 40, con 805 preferenze. Dopo la sconfitta elettorale aveva cercato sponda nel partito per avere qualche incarico, ma senza riuscirsi. Attualmente Mimmo Russo è componente del coordinamento cittadino di FdI. Negli anni Novanta era stato consigliere di circoscrizione, prima di approdare in Consiglio comunale. Ha più volte cambiato casacca: da Alleanza Nazionale al Mpa di Raffaele Lombardo, da Azzurri per l’Italia al movimento Palermo 2022.

Una decina di pentiti contro l'esponente di FdI

Sono una decina i pentiti che lo accusano. Dichiarazioni pesanti che vengono da ex mafiosi di diversi mandamenti palermitani: dallo Zen, dove Russo avrebbe stretto un patto elettorale col boss Sandro Diele, al Borgo Vecchio dove l’ex consigliere comunale, secondo i collaboratori, vantava rapporti con Salvatore Cucuzza I pentiti raccontano che Russo pagava a Cosa nostra le preferenze con denaro, buoni di benzina, posti di lavoro. Di Russo parla ad esempio Fabio Manno: «Tutto il Borgo dava i voti a Mimmo Russo perché lui prometteva i posti di lavoro», racconta il pentito. E Salvatore Giordano dello Zen riferisce che il candidato si era offerto di pagare la festa del quartiere in cambio dell’appoggio elettorale, salvo poi tirarsi indietro lamentando che nessuno aveva sostenuto la sua candidata. «E' un politico che fa avere posti di lavoro, promette posti di lavoro», ha spiegato Giordano. E ancora Francesco Chiarello rivela che l’ex consigliere comunale metteva a disposizione dei mafiosi per l’affidamento in prova alternativo al carcere il suo Caf. Circostanza confermata dal pentito Antonino Siragusa che della disponibilità del Caf di Russo ha approfittato riuscendo a uscire dal carcere. "Lui dava un tot di soldi oppure di buoni benzina e loro li dividevano a qualche persone per fargli dare il voto», dice Siragusa di Russo.

Russo al centro comitato affari con imprenditori

L’indagine che oggi ha portato all’arresto per mafia e voto di scambio dell’ex consigliere comunale di Fdi Mimmo Russo nasce da alcune intercettazioni a carico di un gruppo imprenditoriale impegnato nella realizzazione di due centri commerciali. E’ emersa così l'esistenza di un comitato d’affari che si stava occupando della costruzione a Palermo, nel quartiere Roccella, di un ipermercato. Padre politico del comitato era Russo che si è attivato per sbloccare la variante del piano regolatore per destinare i terreni su cui doveva sorgere la struttura, destinati fino ad allora a verde agricolo. «Lo scopo finale di questa manovra - secondo il gip - sarebbe stato quello di consentire a Russo di appuntarsi il merito della costruzione del centro commerciale con gli imprenditori ed i professionisti interessati, in cambio del quale avrebbe potuto promettere assunzioni presso il medesimo centro commerciale in occasione delle elezioni comunali del 2022 alle quali si è presentato come candidato». Il meccanismo era consolidato: i posti di lavoro incassati da soggetti a cui aveva fatto favori venivano usati insieme a denaro, buoni benzina o cibo, come merce di scambio con esponenti mafiosi, per avere in cambio voti. «Grazie al suo ufficio pubblico - scrive il gip - prometteva agli imprenditori e ai professionisti interessati ad investimenti nel Comune di Palermo che si sarebbe attivato per far aprire loro tutte le porte dell’amministrazione comunale. Di converso, otteneva da questi imprenditori e professionisti un pacchetto di assunzioni da usare come merce di scambio in campagna elettorale. «La particolarità del metodo usato da Russo - si legge nel provvedimento - consiste nel fatto che i posti di lavoro venivano promessi in particolare a soggetti di interesse della criminalità organizzata, che così veniva ulteriormente coinvolta nella realizzazione del progetto». Tra i progetti edilizi a cui l’indagato si sarebbe interessato quello del centro commerciale di Roccella che stava a cuore alle società Building Plot e Building Plot II e la gestione dell’ippodromo.

I parenti del boss assunti alla Conad

L’amante del boss di Brancaccio Stefano Marino, la nuora del capomafia ergastolano Scimone: sono solo due delle persone assunte nei supermercati Conad, grazie a Russo. È quanto emerge dall’inchiesta coordinata dalla Dda di Palermo. «Tu devi votare, che i figli di quelli in galera devono entrare», diceva il politico, non sapendo di essere intercettato, a un sindacalista che doveva sostenerlo alle elezioni comunali di Palermo del 2022. «O hanno una certa mentalità, sono cristiani o io li butto», dove i «cristiani», secondo gli inquirenti, erano i mafiosi. Un modo per dire che lui avrebbe accettato solo il supporto elettorale proveniente da certi ambienti.

I pm indagano anche sulla gestione dell'ippodromo di Palermo

«Io sono il masaniello oppure Giovanna D’Arco, quindi lo Stato è contro il popolo e io con il popolo». Così Gregorio Marchese, figlio di uno dei più spietati killer di Cosa nostra Filippo Marchese, parlava non sapendo di essere intercettato. Marchese è finito ai domiciliari nell’inchiesta sull'ex consigliere comunale di Fdi Mimmo Russo con le accuse di estorsione e corruzione. Parlando dell’interessamento suo e di Russo all’ippodromo, che era per loro una sorta di stipendificio, Marchese diceva: «noi lo facciamo solo per filantropia, per amore verso la città». E sulla gestione dell’ippodromo il gip punta il dito anche contro Massimo Pinzauti, procuratore generale della Sipet, la società che aveva vinto la gara per la gestione della struttura e che avrebbe consentito che Marchese fosse il suo braccio operativo a Palermo. Il dirigente, secondo gli inquirenti, non si sarebbe fatto scrupolo di usare le intimidazioni mafiose di Marchese per far rinunciare due professionisti a riscuotere i loro crediti verso la Sipet.

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