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Due cugini arrestati per lo stupro della turista canadese a Palermo. La ricostruzione di quella notte di 5 mesi fa

La donna in Sicilia per fare visita al fidanzato in ospedale. Agostino e Giuseppe Romano identificati dai carabinieri grazie alla denuncia della vittima

Era il suo primo giorno a Palermo. Volata nel capoluogo siciliano dal Canada per incontrare il fidanzato, ricoverato in ospedale dopo un incidente, la sua vacanza si è trasformata in un incubo. La storia risale a novembre scorso, quando una turista di 36 anni, secondo l'accusa, è stata stuprata da due uomini conosciuti poche ore prima. Grazie al suo racconto e alle indagini dei carabinieri i presunti stupratori, due cugini di 42 e 44 anni, Agostino e Giuseppe Romano, ieri sono stati arrestati. Ora sono in carcere, ai Pagliarelli, con l'accusa di violenza sessuale di gruppo.

L'inserviente gentile

La donna, appena arrivata in città, è andata al Policlinico per fare visita al suo compagno. Non parlando l’italiano e non conoscendo l’ospedale, ha chiesto aiuto a un gruppo di inservienti e infermieri. Uno in particolare, Agostino Romano, si è mostrato particolarmente gentile e ha dato indicazioni alla turista sul percorso da fare per raggiungere il reparto e poi sulla strada per il B&B in cui la donna alloggiava.

La cena al B&B, l'incontro col cugino e il giro per la città

Una gentilezza che ha colpito la canadese, che ha scambiato i contatti Instagram con l’inserviente. Dopo la visita al compagno, la turista ha accettato l’invito dell’uomo appena conosciuto di passare insieme la serata, fidandosi della sua disponibilità e gentilezza. Dopo avere ordinato del pollo e avere mangiato nella stanza del B&B in cui la ragazza alloggiava, i due sono saliti in moto e hanno raggiunto un cugino dell’uomo, Giuseppe Romano, con il quale hanno fatto qualche giro in scooter. Poi sono rientrati tutti nella struttura ricettiva. «Ero felice e mi stavo divertendo, quindi non mi sono resa conto del tempo che passava. Lui era gentilissimo», ha raccontato poi ai carabinieri la turista.

Il rifiuto, la violenza e i tabulati

A un certo punto un bacio e l’approccio che la donna ha tentato di respingere. «Non ricordo nulla da quel momento in poi», ha proseguito. La vittima, che aveva i dati del profilo social dell’uomo, ha indicato chi fosse agli investigatori. Al complice i carabinieri sono arrivati mettendo sotto controllo il cellulare dell’inserviente e grazie alle analisi dei tabulati telefonici che hanno accertato la presenza dei due nel B&B la sera della violenza.

Gli inquirenti hanno intercettato anche le conversazioni delle mogli dei due indagati. Le due donne, dopo avere saputo il fatto, in un primo momento hanno augurato il peggio ai partner. «Quello jetta sangu (esclamazione dispregiativa palermitana per augurare la morte, ndr) di tuo marito ha telefonato al quel butta sangue di mio marito». Poi li hanno difesi, in qualche modo giustificati. Infine, hanno cercato prove che potessero scagionarli. «Tuo marito, secondo me, quando quella gli si buttò nell’ascensore, ha capito che si poteva fare. E così chiamò suo cugino», dice una delle donne ipotizzando come si sarebbe svolta la serata degli abusi. «La sella del motore è veramente piccola. È talmente stretta che questo li stuzzicava, sicuramente per questo non capirono più niente», afferma l’altra, parlando del passaggio in moto dato alla vittima dai due. Per loro in fondo non si sarebbe trattato di violenza. «Sti ragazzi erano puliti non avevano neanche un graffio», aggiungono sostenendo che se fosse stato uno stupro la vittima si sarebbe difesa lasciando segni sugli aggressori.

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