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Siccità, da Roma sì allo stato di emergenza: la Sicilia ha chiesto 720 milioni

Vista la situazione, il disco verde appare scontato, ma bisogna tradurre la volontà in soldi e azioni, mettendo nero su bianco le misure necessarie ad arginare la crisi. È quel che accadrà oggi in Consiglio dei ministri, quando il Governo nazionale esaminerà la richiesta avanzata dalla Regione per la dichiarazione dello stato di emergenza in relazione al deficit idrico che attanaglia la Sicilia.

Alla riunione a Palazzo Chigi, in programma alle 17,30, parteciperà il presidente Renato Schifani. La pratica non dovrebbe incontrare alcun ostacolo, ma c’è ancora da definire la durata dell’emergenza e, nel dettaglio, gli stanziamenti, che con ogni probabilità saranno nettamente inferiori ai 720 milioni di euro ipotizzati nella prima relazione inviata a Roma da Palazzo d’Orleans, anche se il governatore siciliano cercherà di far valere le ragioni di un’Isola allo stremo.
Dopo il Cdm, seguirà un’ordinanza della Protezione civile nazionale che chiederà alla Regione di stilare un cronoprogramma di interventi, seguendo le indicazioni della cabina di regia istituita e guidata dallo stesso Schifani, che dovrebbe essere nominato commissario per la gestione dell’emergenza, salvo delegare la carica ad altri.
Fra i primi passi da compiere, quelli di rapida attuazione, ossia l’acquisto di nuove autobotti per i comuni siciliani in crisi, la rigenerazione dei pozzi e delle sorgenti e il ripristino di quelli abbandonati, il potenziamento degli impianti di pompaggio e delle condotte esistenti, la realizzazione di nuove condotte di bypass.

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