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La Sicilia secondo Fillioley tra paradossi e ironia

Mario Fillioley

Raccontare la Sicilia e i siciliani, fra annessi e connessi, muovendosi fra folklore e debolezze, ingiustizie e ironie, non è cosa da poco. Il materiale umano è vastissimo e il luogo comune è sempre in agguato, rifugio sicuro pronto all’uso. Del resto, a furia di vedere fiction ambientate con Montalbano – fra inseguimenti e pasta con i broccoli – l’isola del commissario Cattaneo, ormai nell’immaginario comune è considerata un’immensa piazzetta che si affaccia sul mare blu, fra cannoli con la ricotta, belle femmine che vestono Dolce & Gabbana e marranzani che suonano la musica del Padrino. E da qui riparte lo scrittore siciliano Mario Fillioley nel suo secondo libro, “La Sicilia è un’isola per modo di dire” (pubblicato da Minimum Fax).

L’autore, nato a Siracusa e classe ’73, dopo l’esordio con “Non si può tornare indietro” (Marsilio, 2015), seguito da “Lotta di classe” (Minimum Fax, 2016), firma una raccolta di quindici racconti brevi che ha proprio nella Trinacria il suo baricentro, un micromondo narrativo dichiaratamente autobiografico con cui riesce a far ridere e riflettere il lettore, facendo ricorso ad una prosa veloce che ci catapulta nel bel mezzo dei ragionamenti dell’autore, oscillando fra il serio e il faceto.

Fillioley spazia dalle vacanze sul litorale siracusano - con quel mare bellissimo, definito da suo padre «tradimentoso, che non ti appare mai com’è veramente» - all’inflessibile professoressa del ginnasio, “Concettina Sciabbarrà” che intendeva preparare i suoi studenti all’inevitabile confronto con il mondo là fuori. E con i milanesi. E poi, rieccolo adulto e professore fuorisede, alla prova del cuoco: cucinare la caponatina per i colleghi, tenendo alto il nome della tradizione, sorvegliato dalle chat con la mamma su Whatsapp. A furia di leggere libri ambientati in Sicilia e fiction sull’isola, «sappiamo un sacco di cose finte, che inficiano quelle vere, le annullano, le spazzano via» e il quadro finale è un insieme di controsensi e paradossi che, nelle mani di Fillioley, ci strappano una risata e ci instillano anche un dubbio: «Da quanto tempo noi siciliani siamo stati sostituiti dalla nostra rappresentazione folkloristica?».

Ma il pezzo forte riguarda le villette abusive sul litorale aretuseo, talmente diffuse che non è più possibile mettere un piede in acqua senza invadere una proprietà privata.

Così, leggendo “La Sicilia è un’isola per modo di dire”, il lettore è spinto ad alzare gli occhi dalla pagina e a lasciare che il suo sguardo vaghi su tutti quegli atteggiamenti incivili di cui ci macchiamo ogni giorno, dal parcheggio in doppia fila alla spazzatura gettata lontana dal cassonetto. Siamo tutti mafiosi o semplicemente pecchiamo di egoismo? Nell’ambito della sua tournée, Mario Fillioley incontrerà i lettori a Messina, domani presso la libreria La Gilda dei Narratori, alle ore 18.30.

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