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"Inda", al teatro Greco di Siracusa la prima mondiale di Mircea Cantor

«Il teatro greco è carico di storia del passato. Ho voluto avere un’idea all’altezza di quella del passato, con la stessa potenza e lo stesso spirito. Ho voluto immaginare qualcosa collegato alla pandemia con uno sguardo al futuro».

Mircea Cantor presenta “Il suono del mio corpo è la memoria della mia presenza” la performance che chiuderà stasera alle 20.30 al teatro greco di Siracusa la stagione speciale “Inda 2020 Per voci sole”, prodotta dalla Fondazione Istituto nazionale del dramma antico in questi mesi post covid 19 al posto degli spettacoli classici. Dopo l’apertura del premio Oscar Nicola Piovani con la riscrittura de “L’isola della Luce”, sarà l’artista rumeno Premio Duchamp 2011 in una prima mondiale, a regalare un’originale performance site specific coinvolgendo gli spettatori presenti (grazie al partenariato con Tim sarà possibile seguirla in streaming in diretta e in differita per 7 giorni sul sito dell’Inda). «È per me un grande onore essere a Siracusa – dice l’artista, 43 anni, che vive e lavora tra Parigi e Cluj, Romania – . Non appartengo al mondo del teatro, ma in questo luogo voglio avere la stessa potenza e lo stesso spirito con i miei gesti artistici. Come fare capire al pubblico il gesto poetico della bellezza: il corpo umano e la voce umana sono mezzi essenziali. Con il lockdown ci siamo riavvicinati alle cose più intime e più essenziali. Abbiamo messo in bilancio le priorità».

Quale tipo di performance il pubblico dovrà aspettarsi?

«Non c’è nessuna differenza tra palcoscenico e pubblico. Gli spettatori sono parte di ciò che succede. Le campane che attraversano il pubblico, che fa parte di questa processione che sarà per i presenti. Ho lasciato le luci accese: con i tre colori primari rosso, giallo e blu. I colori da cui nascono gli altri colori. La creatività umana è il miglior vaccino in tempi di difficoltà. Una delle condizioni indispensabili delle mie performance è il corpo e la presenza dell’essere umano. Ho iniziato da tempo a riflettere sull’idea di suono e in particolare sulla voce umana, e per questo progetto dell’Inda ho voluto associare la voce umana a qualcosa che potesse farla risuonare come strumento, evocando le idee che la voce stessa suscita, così ho immaginato una campana, oggetto bello e misterioso, onnipresente nella storia dell’uomo e nelle varie culture».

Due campane avranno un diametro di 2,80 m per 3 metri di altezza e saranno utilizzate dagli allievi dell’Accademia d’arte del dramma antico in un rituale a forte impatto simbolico per rappresentare la rinascita dopo la pandemia. Dario La Ferla firma i movimenti di scena, Simonetta Cartia e Elena Polic Greco la direzione del coro, Simone Caserta le musiche. Alle campane ci sarà Denis Latîșev. «Ho invitato un vero campanaro che suonerà le campane. Viene da Bucarest. All’inizio dello spettacolo ci sarà un momento musicale molto forte, suoneranno sette campane e faranno una musica molto speciale».

Lei ha parlato di un atto spirituale...

«In queste distanziamento dobbiamo pensare ad avvicinarci. Ho materializzato quest’idea con la campana. Il coro dice una frase molto importante “Torna torna fra tre (ritorna fratello)”. E’ una frase che ho trovato nella storia della Romania e mi sembra significativa».

Protagonisti saranno gli allievi dell’Inda.

«Posso solo ringraziare per il lavoro fatto con gli allievi dell’Inda. Hanno voci splendide, solamente il coro è una presenza molto forte. E poi hanno curato i movimenti scenici con grande generosità e pazienza».

Stasera sarà consegnato prima della performance il Premio Eschilo d’oro a Eva Cantarella. Subito dopo anche la consegna del premio “Custodi della bellezza” a Fiammetta Borsellino, figlia di Paolo, che sta portando avanti la battaglia affinché venga fatta piena luce sulla morte del padre.Subito dopo Galatea Ranzi, Anna Della Rosa e Lucia Lavia annunceranno la stagione 2021 con alcuni brani tratti da Le Nuvole di Aristofane, Ifigenia in Tauride e Baccanti di Euripide.

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