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Quel nostro mare che brilla: vent’anni di repliche di «Mari», del messinese Tino Caspanello

Un’eccellenza del teatro che ha fatto il giro d’Italia e del mondo

Maggio e giugno saranno mesi speciali per Tino Caspanello, anche se lui – narratore, drammaturgo, attore e regista – è abituato a certi riscontri nazionali e internazionali. Il 12 maggio quella che è la sua messinscena più longeva, “Mari”, festeggerà 20 anni di repliche, con un appuntamento nel Teatro Grifeo di Petralia Sottana (Palermo).

Un ritorno in Sicilia per questo testo che nel 2003 ottenne il Premio speciale della Giuria – Premio Riccione Teatro, scritto e diretto da Caspanello, che ne è l’interprete insieme con Cinzia Muscolino, moglie e compagna d’arte, anche geniale (aggettivo non usato per caso) scenografa e costumista. Nel frattempo le repliche hanno toccato in Italia Calabria, Campania, Toscana, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Friuli, e all’estero Francia, Polonia, Pristina, Hong Kong. Non basta: questo testo scritto in dialetto messinese è stato tradotto, rappresentato e in più casi pure pubblicato (in italiano sono quattro i volumi di drammaturgia), in francese, inglese, albanese, polacco, cinese e turco.

Per il teatrante di Pagliara, piccolo centro della provincia jonica di Messina, un successo consacrato, meritato e mai scontato: «Sono passati vent’anni – dicono lui e Cinzia – e ancora ci fa gli occhi lucidi quando l’acqua del mare ci sfiora le mani». Quando lo vidi (a Milano, nel 2006) scrissi tra l’altro parole che mi sento di sottoscrivere ancora oggi: «“Mari” (mare in dialetto) vira decisamente sulla poesia. In una notte senza luna, un uomo rimane sulla spiaggia più a pensare che a pescare. Ma stavolta lo raggiunge la moglie, che appare sempre pronta ad andarsene per tornare a casa, ma invece non si muove. Perché è decisa a scardinare il silenzio del suo uomo, la sua paura di non riuscire a esprimersi; in sintesi il suo amore cui non riesce a dare né parole né gesti. Lui è vittima di un’incapacità di dialogare che riguarda anche il non verbale, eppure bastano poche sollecitazioni ripetute a far venir fuori la sua voglia di esserci in quel rapporto a due. Simile a un delizioso duetto da concerto da camera, “Mari” coglie la voglia di sentimenti, di sapere che qualcuno ci pensa con amore. Cose semplici, insomma. Che sono il fondamento della vita».

C’è, si può aggiungere, quella essenzialità fatta di poche parole, che poi è ricerca del significato più profondo dell’esistenza, tipica di alcune filosofie orientali, come mi ha detto Caspanello. E pochi giorni dopo ci sarà dell’altro. Ancora una volta sarà la Francia a mettere in scena un testo dell’autore messinese: «Quadri di una rivoluzione» (in francese «Tableau d’une révolution») sarà in scena a Parigi prima il 26 e 27 giugno, poi il 5 e il 6 luglio, con la regia di Arthus de Boisjolly.

E a Messina? L'iniziativa dei privati, per fortuna (il Clan Off teatro, il Cortile Teatro Festival, per esempio), ma, inspiegabilmente, non l'Ente Teatro, che pure ospita spettacoli di qualità, e dovrebbe valorizzare orgogliosamente una simile eccellenza di respiro internazionale. Speriamo dunque che l'attenzione della Francia e del resto d'Italia possa servire anche a questo.

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