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“Sicilia bombardata”, Musumeci rilegge lo sbarco degli alleati

Pagine di storia e valutazioni “alternative”. La presentazione del libro oggi alle 18 a Messina allo yachting club “Marina del Nettuno”

Nello Musumeci

La “Sicilia Bombardata” sembra la trama di un film neorealista. Vecchie immagini in bianco e nero, mai consunte dagli anni, perché accompagnate da un “sonoro”, quasi subliminale, di sottofondo. Rumori sordi, cupi rimbombi, che ti sembra di avvertire assieme al fischio lacerante di sirene, a urla di dolore, a gridi di paura, a pianti di bambini e a liberatorie risate di speranza. Un libro che si “sente”, quello di Nello Musumeci, giornalista prima ancora che politico, perché riesce a farsi ascoltare dal cuore dei lettori. Sarà presentato oggi alle 18 a Messina allo yachting club “Marina del Nettuno”.

Scorrendo il volume di 188 pagine, scritto per i tipi di Rubbettino, ci si accorge subito che l’autore ha realizzato un piccolo capolavoro: è riuscito a condensare in un libro di storia, altre mille piccole e grandi storie umane. Un universo di emozioni, che accompagnano le vite di tutti i siciliani nel periodo più intenso della Seconda guerra mondiale. È un viaggio, commovente, ci sia consentito dirlo, nella macchina del tempo, dove il racconto puntuale dei fatti s’incrocia con la descrizione di modi e stili di vita che non ci sono più. Tutto questo, mentre nella narrazione del giornalista compaiono, quasi emblemi di una memoria antropologica, che è il sale della nostra cultura, oggetti, colori, odori e sapori di una cara Sicilia ormai lontana.

Musumeci, poi, al di là del “particulare”, ha saputo distillare l’essenza di una riflessione antica quanto il mondo, ma che troppo spesso i “grandi” della Terra dimenticano: forse non esiste una guerra “giusta”, ma esistono solo guerre tragiche. Anche quelle che vengono combattute andando dietro ai totem degli ideali più mistici e accattivanti. Nello specifico, Musumeci “rivisita” il ruolo della Sicilia tra il 1940 e il 1943, fino allo sbarco alleato, sposando in pieno alcune delle ultime interpretazioni storiografiche, ritenute “revisionistiche”. Certo, la storia la scrive chi vince, ma il tempo, fin dall’epoca di Tacito, ci ha insegnato ad aspettare sempre “nuove verità”. E le realtà scoperchiate da Musumeci lo dimostrano: possono dare fastidio al “politically correct” e ai grandi sacerdoti del “pensiero unico”.

In guerra, non esistono linee divisorie assolute, tra “buoni” e “cattivi”. I bombardamenti a tappeto degli anglo-americani, sugli obiettivi civili della Sicilia, erano frutto «di una pura strategia terroristica». Punto. L’autore su questo aspetto dei piani alleati non ha dubbi. Non si colpivano infrastrutture, si mirava alla strage, per fiaccare il morale delle popolazioni e costringerle a rivoltarsi contro il fascismo. Beh, aggiungiamo noi, vorrebbe voglia di dire “sotto il sole niente di nuovo”. Chi non ricorda i devastanti bombardamenti, con centinaia di migliaia di morti, sulle città tedesche, in stile Dresda? E lo scandalo dell’abbazia di Monte Cassino? Un monumento dell’umanità sotterrato da oltre 350 tonnellate di alto esplosivo, sganciate da ben 230 aerei americani. Erano convinti che dentro il monastero si fossero rifugiati i paracadutisti tedeschi. Ma la scusa si rivelò un falso clamoroso.

Come tutti i giornalisti, rispetto all’approccio più “sofisticato” degli accademici, Musumeci ha il pregio di andare subito al sodo. E di farsi capire. La sua narrazione “verista” dei bombardamenti patiti dall’isola, si dipana sullo sfondo di scenari storiografici ben più complessi, che l’autore arricchisce con valutazioni “alternative”, anche se, in gran parte, condivisibili. È vero che pure le truppe alleate si macchiarono, episodicamente, di comportamenti in cui le leggi di guerra non furono rispettate. Così come l’analisi strategica di Musumeci, sul sostanziale fallimento dell’invasione della Sicilia (nel rapporto tra forze utilizzate e tempo impiegato per raggiungere gli obiettivi) è di fatto corretta. Nonostante l’assoluta superiorità aerea e le soverchianti forze sul campo, gli alleati, Quinta Armata Usa e Ottava britannica, avanzarono lentamente lungo i due assi costieri di penetrazione. E, come sottolinea Musumeci, non furono nemmeno in grado di impedire al contingente italo-tedesco di attraversare lo Stretto di Messina, per rifugiarsi in Calabria, da dove avrebbe continuato a dare filo da torcere a un nemico molto più numeroso, attrezzato, ma fatalmente indeciso ed esitante sulle scelte da assumere.

Il libro di Musumeci ha un altro pregio: spazza via il mito, costruito a tavolino, di comandanti alleati “invincibili”, come Clark, Montgomery o, in cauda venenum, addirittura il sopravvalutato Patton. Perché, vedete, la storia la scrive (e la sottoscrive) chi vince. Ma si può essere grandi e, soprattutto, dignitosi, anche quando si perde. Come ha dimostrato l’intero popolo siciliano, sotto le bombe.

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