Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

La battaglia della vendemmia in Sicilia: cala la quantità (meno 35%), sempre alta la qualità

Peronospora e situazioni climatiche estreme hanno messo a dura prova i vigneti siciliani, vendemmia difficile e con un calo stimato fino al -35% in alcune zone. La qualità delle uve, spiega Assovini, potrebbe restare però intatta.

La vendemmia più lunga d’Italia, mediamente oltre cento giorni, quest’anno inizierà con un ritardo di dieci giorni rispetto all’annata 2022. Le piogge torrenziali di maggio e giugno, il caldo estremo di luglio, gli incendi e la presenza di attacchi fungini hanno fatto de vigneti dell’Isola un campo di battaglia per gli agricoltori, ma grazie al ritorno delle temperature più fresche il calo iniziale, stimato fino al 40% in alcune zone, potrebbe essere inferiore.

Nel sud-est della Sicilia la vendemmia 2023 sarà «una delle più difficili degli ultimi tempi». «Quest’anno, caldo torrido di questi giorni a parte - dice la produttrice Arianna Occhipinti - abbiamo avuto piogge torrenziali e forti raffiche ventose nei mesi di maggio e giugno, importanti per la fioritura delle nostre uve, condizioni climatiche che hanno messo in ginocchio il duro lavoro che ogni giorno con la mia squadra portiamo avanti». Il nemico principale è la peronospora: ha causato «danni considerevoli per il 30-35 % circa della nostra futura produzione; i trattamenti di zolfo e rame, gli unici che facciamo in vigna, in concentrazione maggiore non sono bastati a contenere il problema. Avremo sicuramente una raccolta inferiore rispetto la vendemmia 2022. Questo non vuol dire però che la qualità delle uve sarà messa in discussione, anzi, possibilmente avremo meno quantità ma una maggiore qualità». «A Vittoria - sottolinea Patricia Toth di Planeta - è importante sottolineare la posizione e il suolo dei vigneti. Ci troviamo sul pendio con un puro strato superiore sabbioso, che affaccia il mare, sopra Marina di Acate, dove appunto la sabbia e il movimento d’aria non hanno dato spazio ad un’umidità costante. Prevediamo buone produzioni come sul Nero d’Avola anche sul Frappato, tenendo sotto osservazione stretta i vigneti per controllare la presenza delle cocciniglie e cicaline. A Noto, come generalmente in tutta l’Isola, ad oggi consideriamo circa una settimana o anche 10 giorni di ritardo nelle fasi fenologiche, con uve sane e davvero promettenti». La peronospora ha dovuto arrendersi sull'Etna. Qui fino a fine giugno si sono registrate basse temperature e piogge continue, tali da rendere difficili gli interventi in vigna, seguite dal caldo estremo di fine luglio con ridotte escursioni termiche tra giorno e notte e vento caldo, ma «grazie alle sabbie vulcaniche molto drenanti, alle altitudini importanti e ventilazione costante, non c'è stata presenza del fungo e, nonostante i picchi di temperature alte, le piante si mantengono bene», spiega Maria Carella, enologa di Cantine Nicosia, sul versante Sud est di Trecastagni, Zafferana e Santa Venerina. «Sul versante Nord dell’Etna - conferma Toth - la peronospora è sotto controllo grazie all’arrivo del caldo e delle alte temperature. Nelle zone alte, intorno a 900 metri, abbiamo delle uve stupende grazie alla diversa ventilazione di queste zone e anche alla struttura dei suoli.

Si comincerà nella Sicilia Occidentale, con la raccolta della base spumante, per poi proseguire con le varietà internazionali come lo Chardonnay e il Sauvignon Blanc, seguite dai vitigni autoctoni. A chiudere questa lunga vendemmia siciliana saranno i produttori dell’Etna, a fine ottobre. «A rendere unica la vendemmia siciliana - dice Mariangela Cambria, presidente di Assovini Sicilia - è la varietà degli areali siciliani. Ogni territorio presenta delle condizioni climatiche e dei suoli unici che si traducono nella straordinaria diversità e varietà della produzione vitivinicola siciliana. A circa una settimana dall’inizio della vendemmia è ancora difficile e prematuro fare stime accurate sulla produzione. Sicuramente la Sicilia dimostra di saper governare, grazie ad una agricoltura e tecniche agronomiche sempre più sostenibili, l’effetto dei cambiamenti climatici puntando sulla qualità e non sulla quantità"
Il quadro di Assovini indica per la Sicilia occidentale un’ottima qualità delle uve, che non hanno avuto problemi di oidio né di botrite. Il caldo ha spazzato via circa il 40% delle uve, ma quelle non bruciate stanno riprendendo vigore con le temperature fresche. «A prevenire l’impatto della peronospora sono state le capannine meteo, che hanno la capacità di indicare elettronicamente la probabilità della malattia, evitando danni irreparabili», spiega Filippo Buttafuoco, tecnico viticolo di Cantine Settesoli. Nell’areale viticolo di Regaleali, in provincia di Palermo, i mesi di marzo e aprile, tendenzialmente asciutti e freddi, hanno determinato un ritardo nel germogliamento generale di circa 10 giorni, che «ha reso più gestibile - spiegano Lorenza Scianna e Laura Orsi, enologhe di Tasca d’Almerita - il successivo periodo molto piovoso ma tendenzialmente freddo, e reso la pressione delle patologie della vite, quali la peronospora, meno invasiva». «Attualmente - proseguono - le vigne presentano una chioma adeguata, sono sane e si registra una diminuzione delle temperature medie cha lascia presagire una buona maturazione delle uve a partire dall’invaiatura di Pinot nero e Chardonnay che sta avvenendo in questi giorni. Riguardo alle quantità, anche la tenuta di Sallier, a Camporeale, dovrebbe rispettare le medie storiche aziendali ma è ancora presto per cantare vittoria. La buona copertura vegetativa protegge l’uva da eventuali bruciature e aiuta a conservare aromi e freschezza. Infine a Mozia, l’isola è poco influenzata dalle condizioni climatiche delle terra ferma, l’alberello dovrebbe maturare subito dopo Ferragosto con quantità che rientrano nelle medie storiche di Mozia e con uve sane e croccanti».

 

Caricamento commenti

Commenta la notizia