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Superbonus, paracadute del governo per 500 mln di crediti incagliati in Sicilia. Speranza per costruttori e famiglie

L’Ance: «Dovrebbero essere salvaguardati, nell’attesa che i rubinetti di banche e istituti finanziari tornino a riaprirsi». Nell’Isola resta da completare il 18% delle ristrutturazioni edilizie

Forse non è la manna dal cielo, ma un paracadute sì, e a quanto pare, in attesa di ulteriori dettagli da Roma, anche piuttosto ampio, per un atterraggio più morbido di quanto paventavano famiglie e imprese. Questo dovrebbe essere l’effetto (ancora tutto da vedere) del decreto approvato ieri in Consiglio dei ministri sul Superbonus edilizio, che in Sicilia tiene con il fiato sospeso mezza popolazione e migliaia di aziende con crediti incagliati da mesi, pari a circa a circa 500 milioni di euro. Non una proroga della misura, ma una sorta di «sanatoria», nell’aria da giorni dopo il coro di appelli sollevato da consumatori e associazioni datoriali per rendere quanto più indolore il passaggio della detrazione fiscale dal 110% al 70%, previsto a Capodanno.

Ebbene, dopo la ridda di ipotesi circolate a Natale, ecco la legge ad hoc del governo, stilata di corsa: sarà riconosciuto il credito d’imposta per tutti i lavori realizzati e asseverati al 31 dicembre 2023, e mentre per le opere ancora da effettuare è confermato il bonus al 70%, ai contribuenti con Isee inferiore a 15mila euro si garantisce il 110%, anche per la quota di lavori non attivati al 31 dicembre. In buona sostanza, chi non conclude i cantieri entro domenica prossima, non si troverà nella condizione di dover restituire tutti i crediti fino a quel momento maturati.
Inoltre, per le ristrutturazioni non terminate al 31 dicembre, sarà lo Stato a compensare lo scarto dal 110 al 70%, utilizzando il Fondo povertà, le cui modalità di accesso saranno stabilite dal Mef. In questo modo, i meno abbienti non si dovranno fare carico della differenza, mentre gli imprenditori, oltre a non dover restituire le somme già ottenute, potranno usufruire del 110% per i lavori già attivati non ancora finiti. Non è passata, invece, la proposta di un Sal (stato avanzamento lavori) straordinario al 31 dicembre 2023, che avrebbe consentito di ottenere il 110% anche sui lavori effettuati entro fine anno ma non compresi nei Sal precedenti: una misura che, secondo il parere dei tecnici, non sarebbe stata compatibile con il bilancio statale.
Si dice comunque soddisfatto, «nell’attesa di leggere il testo del decreto», Santo Cutrone, presidente dell’Ance Sicilia, l’Associazione dei costruttori, «perché così si tutelano le fasce più deboli, che nell’Isola rappresentano la maggior parte dei beneficiari del Superbonus, mentre per chi non ha ancora completato i cantieri non ci saranno revoche sui Sal emessi in precedenza. Certo, sarebbe stata preferibile una proroga della misura al 110% di almeno un altro mese, ma quei 500 milioni di euro incagliati nei cassetti fiscali delle imprese siciliane coinvolte» - circa 14mila, indotto compreso - «dovrebbero essere salvaguardati, nell’attesa che i rubinetti di banche e istituti finanziari tornino a riaprirsi».
Intanto, secondo i dati dell’agenzia Enea, nell’Isola resta da completare il 18% delle ristrutturazioni edilizie partite o programmate, per un totale di un miliardo di euro da mettere ancora a frutto a fronte dei 5,7 già ammessi a detrazione. Più nel dettaglio, per quota di lavori da ultimare in termini percentuali, la parte più alta della montagna da scalare è sul versante dei 5.161 condomini finiti nella partita del bonus, incompleti al 24%, seguono le case plurifamiliari, con 18.670 strutture coinvolte il 10% delle quali in stallo, e le unità immobiliari indipendenti, con il 7% di unità da finire rispetto alle 4.209 registrate. Ovviamente, dietro questi numeri ci sono gli «esodati» del bonus: migliaia di famiglie costrette a trasferirsi altrove in attesa di vedere i cantieri ultimati.

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