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Sicilia: la blue economy posiziona l’isola sul podio per il gran numero di imprese

In questo quadro Messina ricopre una posizione di primo piano con le sue 5.139 attività, gli oltre 13.000 addetti e i 543 milioni di euro di valore aggiunto diretto

Il Seacily 2023 si conferma una vetrina d’eccellenza della nautica siciliana: più di 30 espositori, oltre 50 barche a terra e a mare, incontri e dibattiti sulla blue economy in Sicilia, sul turismo nautico e portualità, sul fenomeno del Marine Litter per una edizione ricca di appuntamenti, ospiti e curiosità.
Occhi sempre puntati sulla nautica, settore che, come si legge nel report “L’economia del mare in Sicilia e a Messina”, presentato da Stefania Vacca dell’Istituto Tagliacarne, registra numeri in forte crescita e rappresenta un importante comparto per l'economia siciliana: 28.640 imprese; 82.409 addetti; un fatturato in costante crescita.
L’economia del mare è un tesoretto che in Italia crea un valore aggiunto di 52,4 miliardi di euro e ne attiva altri 90,3 miliardi nel resto dell’economia. Considerando la capacità moltiplicativa di “fare filiera”, la blue economy arriva a generare complessivamente 142,7 miliardi di euro, l’8,9% dell’intera economia nazionale ed è il Centro-Sud a trainare il settore con il 61% del valore: è la Sicilia a fare la parte del leone con le sue oltre 28.000 imprese che posizionano l’isola al terzo posto al livello nazionale. Mentre in termini relativi, considerando l’incidenza delle imprese del mare sul totale del sistema imprenditoriale regionale, è la Liguria a collocarsi in cima alla classifica nazionale con un peso del 10,5%, avanti a Sardegna (7,2%) e Sicilia (6,0%).

In generale, quando si parla di Economia del mare ci si riferisce a una filiera complessa che include l’ittica, la cantieristica, le estrazioni marine, la movimentazione di merci e passeggeri via mare, le attività sportive e ricreative, i servizi di alloggio e ristorazione e, non ultima, le attività legate alla ricerca e alla tutela ambientale. Tutto questo, in Sicilia vale 3,5 miliardi di euro (4,3% del totale) con un effetto moltiplicatore di 1,8 (maggiore rispetto alla media italiana che si ferma all’1,7 e del Mezzogiorno con l’1,6), che porta a un valore aggiunto creato nel resto dell’economia di 6,4 miliardi di euro, per un totale di 9,9 miliardi di valore aggiunto.
In questo quadro Messina ricopre una posizione di primo piano con le sue 5.139 imprese, gli oltre 13.000 addetti e i 543 milioni di euro di valore aggiunto diretto che generano una forza moltiplicatrice di 2,3, creando un valore aggiunto per la città pari a 1,2 miliardi di euro.
L’oro siciliano dell’economia blu va comunque a Palermo (3,3 miliardi di euro pari al 33,9%), seguita da Catania (1,9 miliardi pari al 19,5%) e Messina. .

 

 

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