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Colapesce e Dimartino, esce domani «Lux Eterna Beach». Il loro canto libero, liberissimo

Secondo album a quattro mani dopo I Mortali del 2020, nel mezzo anche un film. Il cantautorato? «Può veicolare un pensiero. È giusto che un artista dica la sua»

«Un disco molto libero». Così Colapesce e Dimartino, la coppia non troppo per caso del cantautorato italiano, ama definire il nuovo album «Lux Eterna Beach», in uscita domani e anticipato dal brano dal titolo wertmulleriano «La luce che sfiora di taglio la spiaggia mise tutti d’accordo».

Il secondo lavoro a quattro mani, dopo il primo disco «I Mortali» del 2020, dopo la doppia partecipazione al Festival di Sanremo nel 2021 (con il successo strepitoso di «Musica Leggerissima») e nel 2023 (con «Splash», Premio della Critica), e dopo il film «La primavera della mia vita», uscito a inizio anno. «Un disco libero perché ci siamo presi massima libertà sia in fase di scrittura che in fase di produzione e arrangiamento. Un disco variegato, con tratti quasi prog – racconta il duo siciliano – e brani anche da 6 minuti e mezzo che rompono un po’ la forma canzone e spiazzano in un momento in cui c’è un esubero di musica, con 40 singoli ogni venerdì. Variegato, ma allo stesso tempo più organico e coerente rispetto alle cose che abbiamo fatto in passato. E senza la necessità di dover fare 10 feat come usa ora».

In qualche modo l’album va a chiudere una sorta di trilogia con «I Mortali» e con il film, anche nel titolo vagamente spirituale. «In effetti il titolo ce l’avevamo già dal primo disco e nel film c’è un easter egg, un indizio per i più attenti: un cartello su una spiaggia che porta il nome di Lux Eterna e su quella spiaggia ragioniamo dell’idea di fare un disco libero. In qualche modo è tutto collegato, perché ci piace seguire una linea. Abbiamo ben chiaro il percorso che stiamo facendo insieme. Ora la spiaggia immaginaria diventa qui un limbo popolato da tante figure, marinai, ragazzi di destra, prostitute, che riflettono sul concetto della loro finitezza: ma non c’è niente di religioso, è più dimensione mentale».

L’impronta cantautorale si sente forte, «e ci piace che possa tornare centrale anche un po’ in antitesi con quello che sta succedendo nel pop», rivendica l’accoppiata Colapesce Dimartino, spesso accostata a Franco Battiato. «Battiato è stato un innovatore e, se scrivi, non si può prescindere da lui. Se stai cercando una terza via nella musica, devi confrontarti con chi la terza via l’ha trovata. Battiato è come i Beatles per gli inglesi». E come i Beatles è un’eredità che si rinnova di continuo. «Sembra strano dire che il cantautorato oggi sia attuale, ma come in passato può veicolare un pensiero. È giusto che un musicista dica la sua».

Loro ci provano, mescolando leggerezza e impegno, come hanno fatto con «Musica Leggerissima» che parlava di depressione o con «Splash» che affrontava il «peso delle aspettative» in una società che ci vuole sempre perfetti. In «Lux Eterna Beach» vanno diretti al punto anche con «Ragazzo di destra» (scritta un anno fa e drammaticamente attuale con il suo verso :«Gli invasori fra i c... li farei tutti fuori») che «è un pezzo sulla solitudine e sulla paura del diverso», o «Considera», dove cantano: «Non ho mai imparato l’inno nazionale», in un momento in cui l’inno è diventato centrale.

«Il cantautore ha in diverse forme per poter manifestare la propria posizione, non per forza politica ma anche etica e sociale. Negli ultimi anni è un potere che si è andato perdendo e le canzoni sono sempre più innocue».
Chi ha più responsabilità in questo processo? «Gli artisti, ma non solo – è l’analisi di Colapesce – . Per i giovani nati negli anni Novanta non dev’essere stato facile vivere il ventennio berlusconiano, ma la crisi è diffusa ovunque». E Dimartino rincara: «È la politica la prima ad aver perso forza. Per avvicinare i giovani non serve TikTok, servono politiche sociali che li aiutino».

Loro il modo di parlare agli altri evidentemente lo hanno trovato. Da solisti, ma ancora di più in coppia, con un successo che è arrivato a valanga. «È stato un incidente, un insieme di fattori – minimizza Dimartino – . Ci ha aiutato l’aver unito le idee, averci lavorato insieme, anche aver affrontato insieme Sanremo». «Però eravamo molto bravi anche da soli – scherza, neanche troppo Colapesce – , e avevamo il nostro pubblico. Ci piace pensare che quello abbia creato le basi per tutto ciò che è venuto dopo».

Patti chiari e amicizia lunga, però, perché «il nostro rapporto non è basato su un contratto, ma sulla tranquillità di fare le cose che ci piacciono e magari tra un anno potremmo tornare ognuno alla sua carriera». Il punto di svolta è stato il festival di Sanremo. «Sicuramente ha rappresentato uno spartiacque. È una manifestazione che può dare una svolta a un artista e a noi ha aiutato molto».

Dal 23 novembre, Colapesce Dimartino saranno in tour. «Nei club, dove ci siamo formati e dove abbiamo formato le nostre carriere. Non vediamo l’ora».

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