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Sidun di De André in dialetto siciliano. Cover di Beatrice Campisi e Francesca Incudine

Il brano sarà al Mou di Milano, alla rassegna diretta dalla palermitana Marian Trapassi

Uno dei brani più struggenti di Fabrizio De André rivive in dialetto siciliano con due musiciste impegnate per i diritti civili nella vita e nell’arte. Le cantautrici folk Beatrice Campisi, di Avola, e Francesca Incudine, di Enna, hanno rivisitato di recente “Sidun”, dall’album pietra miliare “Creuza De Ma”, realizzato dal caposcuola genovese con Mauro Pagani nel 1984. Una cover scritta da Incudine nel 2015 e rimasta inedita fino a oggi, quando è stata ripresa con Campisi per “Shahida – Tracce di libertà” (Appaloosa/Ird), triplo disco solidale a favore dei progetti di Centro Astalli per le donne rifugiate.

La rilettura delle due artiste è un adattamento tristemente attuale, che narra la sofferenza per la morte di un figlio durante la guerra, ma da un punto di vista nuovo, pur rimanendo fedele al messaggio originale. Campisi e Incudine la presenteranno dal vivo domani alle 21 al Mou di Milano, nel loro concerto alla quinta edizione di “Because The Night – La notte delle cantautrici”, rassegna di cantautorato femminile indipendente ideata e diretta dall’artista palermitana Marian Trapassi.

«Sidun racconta un dolore universale – dice Incudine - Una sofferenza che include perdita, lontananza, separazione e distruzione, con tutto ciò che ne consegue, anche se il coro finale, pur dai toni disperati, evoca la speranza. Ho deciso così di portare il brano dalla parte della mia terra, perché noi siciliani ci portiamo dentro questa amarezza che allo stesso tempo racchiude un seme di bellezza». «Il senso del testo rimane identico – aggiunge Campisi - ma la nostra prospettiva è quella di una madre che piange la morte del figlio. Gli avvenimenti degli ultimi tempi sono molto simili alla guerra civile in Libano narrata da De André, e noi raccontando l’universalità di questo dolore vorremmo sensibilizzare sul dramma della guerra, sfiorando anche il tema dell’immigrazione e del fenomeno dei profughi. Infatti il veleno che riempie la terra fino alla montagna dell’originale, da noi diventa un’acqua venefica, perché da siciliane ascoltiamo spesso le vicende dei tanti migranti che arrivano sull’isola. È sempre rischioso confrontarsi con autori di questa levatura, ma abbiamo accantonato timori e riserve per dare un messaggio di pace».

Accompagnate da Riccardo Maccabruni (pianoforte, fisarmonica, chitarra, cori), che ha curato arrangiamento, produzione e mixaggio di “Sidun”, ed Elisabetta Campisi (basso), le due artiste proporranno brani dei rispettivi repertori e duetteranno anche nell’eseguire pezzi in omaggio alla musica folk siciliana: “Terra ca nun senti” di Rosa Balistreri e “Stranizza d’amuri” di Franco Battiato. Due giganti speculari a De André. «Rosa Balistreri è stata il suo corrispettivo al femminile nella tradizione popolare – continua Incudine - Una donna che ha cantato tutte le sfumature della Sicilia. Come De André, solo Battiato poteva rendere il basso poesia, scrivendo delle mosche che volano sopra ciò che lasciano i carrettieri».

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