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Sicilia, il Pd rischia l'implosione: martedì convocato un vertice a Palermo

Davide Faraone

Le tensioni siciliane del Pd scuotono i vertici del partito. Onde d’urto che crescono in un clima avvelenato, tanto da spingere i dirigenti nazionali a tentare una mediazione per arginare i segnali di una deriva incontrollabile.  L’obiettivo è convincere i duellanti, Davide Faraone e  Teresa Piccione, a siglare una tregua.

In questa direzione si colloca la precisazione, firmata da Roberto Montanari, presidente della Commissione nazionale di garanzia del Pd : «In merito alle notizie di stampa apparse sulla sospensione dell’attività congressuale in Sicilia, è necessario precisare che la decisione assunta dalla Commissione nazionale di garanzia, su richiesta del segretario organizzativo nazionale del Pd Gianni Dal Moro, è finalizzata esclusivamente alla possibilità di svolgere un incontro con i due candidati alla segreteria regionale con l’obiettivo di riprendere un percorso congressuale condiviso e all’insegna del rispetto di tutti». Faccia a faccia Davide Faraone e Teresa Piccione: «L’incontro è stato fissato per il giorno 4 dicembre. Ogni altra interpretazione è destituita di fondamento».

Sconfessata la fuga in avanti dei “pasdaran” renziani - con in testa Fausto  Raciti - che avevano già liquidato i congressi provinciali, rinviandoli  a dopo  le primarie del 16 dicembre, data di elezione del nuovo segretario regionale. Un verdetto ignorato da cinque federazioni provinciali che hanno già messo in moto le macchine congressuali, spinte dal fronte del partito che sostiene Piccione e Zingaretti. Ora  non sarà facile ricucire gli strappi, ma si potrebbe intravedere una soluzione: rinviare il congresso regionale, disinnescando  la degenerazione dei rapporti. L’alternativa è trascinare il partito in tribunale.

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